VIDEO | Nella palazzina popolare di un quartiere di periferia un 59enne da anni chiede di cambiare alloggio o di sistemare il guasto: «Oltre 30 minuti per salire a casa dopo le terapie»
Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
Da 8 anni Carlo Alfieri vive recluso al quinto piano di una palazzina popolare nella zona sud del capoluogo di regione. Una invalidità totale lo ha costretto a lasciare il lavoro di operatore ecologico e ora un ascensore perennemente fuori servizio lo costringe ad affrontare a piedi 10 interminabili rampe di scale per le terapie continue necessarie.
«Soffro di algodistrofia agli arti inferiori, sono stato operato di stenosi lombare alla colonna vertebrale e ho anche altre varie patologie», racconta a LaC News24.
Mezzora per salire a casa
Quanto ci mette a salire o a scendere questi 5 piani per andare alla terapia? «A salire metto sempre quella mezz'ora perché a ogni piano mi devo fermare in quanto vado in apnea respiratoria ed a scendere è peggio ancora perché le gambe mi cedono di più ed una volta sono pure caduto a causa di uno scalino rotto».
Silenzio da parte di tutti
Carlo si è rivolto a tutti, assistenti sociali, Comune, Aterp, persino alla Procura con una denuncia ma ancora senza alcun risultato.
«Ho mia moglie che mi aiuta e mi è sempre vicina ma anche lei ha problemi di salute seri. E se le succede qualcosa ne saranno tutti responsabili. Ho anche tre figli ma hanno le loro famiglie e non vorrei dargli altre umiliazioni vedendo – aggiunge concedendosi qualche pausa per non piangere – un padre ammalato che non può uscire da casa».
Disperazione e stanchezza
Cosa chiede Carlo? «Un ascensore funzionante oppure un altro alloggio senza tutte queste scale. Ma vorrei restare qui perché così cari politici aiutate non solo me, ma tutte le altre famiglie. Tutti, tutti vanno aiutati!»
Il racconto-denuncia-appello di Carlo raggiunge toni drammatici: «Sono dispiaciuto dalla mia vita in queste condizioni. Chiedo al Comune di Catanzaro, al sindaco Fiorita, a tutti i nostri politici che facciano qualcosa, oppure non so cosa potrà succedere e loro ne saranno responsabili».