L'arrivo dei funzionari della Prefettura che dovranno accertare eventuali infiltrazioni mafiose è stato accolto quasi come una fatalità dal primo cittadino Giordano. Niente rabbia, solo un senso di ineluttabilità verso ciò che troppo spesso appare inevitabile
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“Qui la ‘ndrangheta non entra”, c’è scritto con orgoglio sulla porta del Comune di Mileto. È entrata però la commissione prefettizia di accesso agli atti che dovrà verificare se quell’impegno affisso con lo scotch e ostentato all’ingresso sia stato rispettato. Purtroppo, l’invio della commissione prefettizia prelude quasi sempre allo scioglimento per mafia del Comune costretto a tirare fuori le carte per dimostrare la sua trasparenza e l’assenza di infiltrazioni. Ci auguriamo ovviamente che per Mileto le cose vadano in maniera diversa, ma fa un certo effetto vedere con quale serena rassegnazione il sindaco Fortunato Giordano ha commentato la notizia.
L’intervista | Presunte infiltrazioni mafiose al Comune di Mileto, il sindaco Giordano: «Abbiamo la coscienza pulita»
Intervistato dalla nostra Cristina Iannuzzi, Giordano ha risposto con calma senza neppure un briciolo di animosità, dicendo in sostanza che se l’aspettava. «Troppo complicata la situazione a Mileto», ha detto scuotendo piano la testa e snocciolando come un rosario tutte le inchieste che hanno coinvolto direttamente e indirettamente diversi amministratori comunali, alcuni dei quali finiti in arresto: Stammer 1, Stammer 2, Rinascita Scott, Maestrale, Milethos 1, Milethos 2. Insomma, un bel po’ di carte, di pm e di giudici. Ora si aggiungono i funzionari della Prefettura, che passeranno al setaccio vita, morte e miracoli di chi frequenta la casa comunale e chi, magari, se ne tiene fisicamente alla larga ma comunque c’è o cerca di esserci.
Uno scenario che turberebbe qualunque sindaco, ma non Giordano, che ha risposto con pacatezza e lucidità alle domande della nostra giornalista, non rinunciando a rimarcare, come sempre si fa in questi casi, di non avere nulla da temere e di riporre piena fiducia nelle istituzioni che hanno attenzionato il suo ente. Una lezione di grande compostezza, che però, allo stesso tempo, induce a riflettere sul senso di fatalità che genera un contesto territoriale così compromesso dalla criminalità. Come se la ‘ndrangheta fosse un fenomeno naturale, una intricata rete micelica che si insinua in ogni anfratto, in ogni interstizio del terreno, avvolgendo e sfruttando le radici della società. Non era arrabbiato il primo cittadino di Mileto. Ma la sua rassegnazione forse fa più paura, perché potrebbe essere anche la nostra.