«È una giornata positiva. Ogni volta che tuteliamo il nostro territorio, è una giornata positiva». Di ritorno dalla prima giornata della conferenza istruttoria per il ponte sullo Stretto al Ministero delle infrastrutture, la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti è decisamente soddisfatta. Le corpose richieste di integrazione documentale avanzate alla “Stretto di Messina” dal ministero dell’ambiente e da quello della cultura nell’ambito del procedimento di Valutazione d’impatto ambientale, di fatto, allontanano il rischio immediato dell’inizio dei cantieri e, soprattutto, allontanano le paure di una sottovalutazione delle numerose criticità sollevate da enti territoriali e associazioni ambientaliste, comune di Villa in testa.  

«Abbiamo sperimentato un approccio serio allo studio del progetto – racconta a Lacnews24 – chi diceva che una volta arrivato al Ministero, il progetto del ponte sarebbe stato approvato in un minuto, oggi è stato smentito. Questo è confortante. Come è confortante che sia il Ministero della cultura sia quello dell’ambiente, evidenzino quello che noi diciamo da sempre e cioè che il progetto è carente perché mancano gli studi».

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Le criticità del Ministero dell’ambiente

Sono 239 le richieste di integrazioni documentali che i tecnici del Mase hanno presentato alla società guidata da Ciucci che ora può scegliere, se rispettare il limite di legge di 30 giorni per rispondere alle tante criticità sollevate dalla commissione (che in questi giorni ha esaminato, e in buona parte recepito, anche le valutazioni critiche presentate da enti e associazioni) o se chiedere, come appare probabile visti i tempi ristretti, una proroga che farebbe inevitabilmente slittare i tempi di realizzazione dell’opera riesumata dal ministro Salvini e utilizzata dallo stesso segretario della Lega, nel corso dell’ultimo anno, come una clava elettorale.

Criticità di natura programmatica, strutturale e ambientale quelle rese pubbliche nel procedimento di Via. Criticità che fanno il paio con quelle che aveva evidenziato anche il comitato scientifico della stessa Stretto di Messina e che ora, messe nere su bianco in questa fase dell’iter autorizzativo, non potranno essere posticipate facendole rimbalzare alla progettazione esecutiva.

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Analisi costi/benefici

Tra le criticità evidenziate nelle 42 pagine di documento rispetto al quadro programmatico, la commissione del Mase si sofferma sull’analisi costi benefici sottolineando come manchi una «descrizione del contesto sociale, economico, politico e istituzionale in cui si cala il progetto in considerazione del fatto che le previsioni e le ipotesi avanzate nel rapporto dipendono strettamente dal relativo contesto economico, sociale e istituzionale». Così come andranno specificati meglio «la tipologia e varietà di costi di investimento, manutenzione e gestione dell’opera» e le analisi sulle esternalità negative causate dal biossido di carbonio su cui chiedono «di chiarire la metodologia adottata rispetto alla valorizzazione riportata nel documento».

E poi i cantieri che, per almeno sette anni, saranno calati in contesti fortemente antropizzati su entrambe le sponde dello Stretto e su cui, annotano i tecnici che hanno analizzato gli elaborati «non si descrive il sistema di cantierizzazione, limitandosi all’elenco delle aree di cantiere individuate».

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La vulnerabilità del progetto

Così come non sono stati aggiornati gli studi relativi «alla vulnerabilità del progetto a rischio di gravi incidenti o calamità» visto che allo Stretto di Messina si chiede di presentare «un quadro aggiornato e congruente delle definizione degli scenari di rischio sismico aggiornati in relazione allo stato attuale dei luoghi, alla fase di costruzione e allo stato post-operam» oltre a un quadro «aggiornato e congruente approfondendo le condizioni di pericolosità da maremoto nell’area dello Stretto».

E ancora, sotto la lente degli esperti del ministero, ci sono finite le carenze documentali su la qualità dell’aria (su questo versante andranno approfondite le stime di traffico dei mezzi pesanti di trasporto materiali e quelle sulle emissioni di tutti gli inquinanti che verranno utilizzati nella fase di costruzione) e le preoccupazioni sull’ambiente marino, soprattutto per quello che riguarda la costruzione dei pontili temporanei che potrebbero cambiare la linea di costa su entrambe le sponde del mare. E poi la mancanza di studi specifici e aggiornati sulla microzonizzazione sismica e sull’indagine geomorfologica dei terreni, in un elenco corposissimo che include anche dubbi relativi alle acque superficiali: mancano persino le stime sui «quantitativi di risorsa idrica necessari per le attività previste individuando nel dettaglio le fonti di approvvigionamento» e, rispetto al lato calabrese, il progetto deve essere integrato con appositi elaborati «al fine di valutare gli impatti delle opere sulla pericolosità e sul rischio idraulici».

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I dubbi del Ministero della cultura

Numerose le criticità segnalate poi dal mistero della Cultura che, riprendendo le proprie considerazioni riportate nella precedente procedura di Via del 2012 e riproposte tali e quali dalla Stretto di Messina 12 anni dopo nel progetto aggiornato, richiede nuovi elaborati di dettaglio «volti a illustrare le modalità di gestione dell’interferenza determinata dal “fuori scala” tra gli innesti a terra delle piastre di ancoraggio con il fortino in località Piale», rispetto «all’incongruità paesaggistica della quinta architettonica della “piazza del Mediterraneo”», alla «rimodellazione morfologica dei pendii in corrispondenza della piazza Cannitello» e alle «sistemazioni morfologiche e vegetazionali».