La Calabria è una regione divisa in due. Da una parte quella delle cartoline dal colore turchese e delle sponsorizzazioni della propria bellezza; dall’altra quella della spazzatura, delle strade colabrodo, dei servizi che mancano, delle depurazione che non funziona. Entrambi per fortuna esistono, ma per sfortuna coesistono. Un turista comune, attratto dalle bianche spiagge di Tropea e dal colore particolare del mare, ci mette tre secondi per scegliere la Calabria come meta delle sue vacanze estive. Arrivato poi in zona lo scempio ambientale che si troverà davanti ai suoi occhi sarà devastante. Lungo la “Costa degli Dei” non mancano situazioni di degrado generico, dalla mancanza banale di cartellonistica stradale alle voragini, dalle sterpaglie rigogliose alla pericolosità dei bivi di ingresso dei paesi, dalla spazzatura “tal quale” in ogni angolo alla quasi mancanza di servizi generici.


I treni persi per il miglioramento complessivo del turismo sono ormai diversi e le occasioni per riuscire a dare un’immagine positiva della nostra regione progressivamente svaniscono assieme alle solite promesse politiche di rinnovamento e miglioramento. Basti pensare che, per esempio, i fondi stanziati - ammesso che siano reali - per il potenziamento della depurazione sono datati giugno 2016, cioè a stagione iniziata. Il che significa che per quest’anno forse nessuno metterà mano al problema dei problemi. La sensazione è che il peggio dovrà ancora venire, perché con l’aumento del carico antropico le piattaforme esistenti, nella maggiorparte sottodimensionate, andranno al collasso provocando la fuoriuscita di liquidi fognaria non depurati che naturalmente sverseranno direttamente in mare. Stessa cosa dicasi per il sistema di raccolta rifiuti. Già da questa settimana alle discariche di conferimento ci sono problemi, in un momento assai particolare dell’anno, per le (in)solite ragioni di pagamenti non pagati spacciati per improvvise saturazioni. Il risultato è disastroso, sotto gli occhi di tutti. La gente del luogo, soprattutto gli operatori turistici, che magari contribuiscono senza volerlo al collasso del sistema, se ne vergognano. Ma, del resto, cosa possono fare cittadini e imprenditori, spesso tacciati di inciviltà, se chi dovrebbe informare, educare e cambiare le regole del vivere civile è assoluto protagonista delle cattive scelte amministrative del territorio? I vari comuni delle provincia - c’è da scommettere - giocheranno tra qualche giorno al solito gioco dello scarica barile, puntando il dito e abbaiando alla luna, quando invece sono loro i principali fautori delle scempio, perché vi è totale assenza di pianificazione ambientale in tempi utili e assolutamente totale incapacità organizzativa del turismo. Non si può arrivare ogni anno a luglio e piangere dei ritardi della politica superiore, è una difesa in cattiva coscienza.

C’è solo da prendere atto di un fallimento di una intera generazione di classe dirigente locale, che non ha assolutamente a cuore le sorti economiche e ambientali della propria terra. E se ce l’ha allora è incapace, dunque altrettanto inutile. Delle due l’una, insomma. Non c’è alternativa perché la realtà è questa e nessuno la può cambiare. Un’emergenza che invece di migliorare, seppur temporaneamente, finirà per ingolfare e collassare tutta la filiera. Come, appunto, ogni anno. Una situazione tipica della politica ignava, che farà ripiombare i paesi della costa in un nuovo calvario fatto di proteste, turisti incazzati, albergatori insoddisfatti e cittadini dispiaciuti. Un biglietto da visita sporco e maleodorante, che non farà di certo bene alla Calabria. Ancora una volta.