Anche in Calabria stamattina, diversi stabilimenti hanno aderito alla protesta dei balneari chiudendo gli ombrelloni per due ore. «Abbiamo registrato una massiccia partecipazione in tutta la Calabria – ha affermato Antonio Giannotti, presidente regionale del Sindacato Italiano Balneari -. Se da una parte i nostri clienti non hanno subito nessun disagio, dall’altra hanno compreso i motivi della protesta manifestando il proprio supporto e la solidarietà, in quanto apprezzano la professionalità e la passione che mettiamo nel nostro lavoro, frutto di anni di esperienza. Hanno dimostrato di aver ben capito, infatti, che la situazione è drammatica e gli imprenditori balneari non hanno certezze per il proprio futuro. Anche i turisti stranieri sono rimasti colpiti da questa iniziativa e i motivi dello sciopero che intende difendere la tradizione di 30.000 imprese balneari italiane e il lavoro di 100.000 addetti diretti che superano il milione con l’indotto».

Leggi anche

In un video diffuso dallo stesso sindacato, gli ombrelloni chiusi nelle spiagge calabresi contro lo stallo del governo sulla direttiva Bolkestein. Una sorta di sciopero che, riferisce il sindacalista, gli stessi clienti hanno definito "gentile", in quanto non sono comunque mancati gli altri servizi giornalmente offerti.

«A fronte delle indiscrezioni che danno per gli inizi di settembre un provvedimento da parte del Governo – hanno precisato i presidenti Antonio Capacchione di Sib e Maurizio Rustignoni di Fiba –, la mobilitazione sarà sospesa per cui sono revocate le altre due tappe previste per il 19 agosto (per 4 ore) e il 29 agosto (sei o otto ore). Siamo assolutamente decisi a difendere le nostre aziende e il nostro lavoro, a tutti i costi. I tempi di attendere sono finiti così come la nostra pazienza. Abbiamo la forza e la perseveranza, oltre all’appoggio di tutta la categoria, per andare avanti fino ad avere regole certe che ci possano consentire di continuare a rappresentare un comparto d’eccellenza della nostra offerta turistica, invidiata e, soprattutto, copiata dagli altri Paesi. Diversamente il 2025 sarà ricordato come l’anno che ha decretato la fine del turismo nel Belpaese».