FOTO| Il libro è la cronaca dell'ascesa ed del declino del capo della mala cutrese col pallino dell'imprenditoria
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È stata molto partecipata la presentazione del primo libro biografia su Nicolino Grande Aracri che è stato uno dei boss più potenti e spietati della ’ndrangheta, “assicurato” da anni alle patrie galere. Il libro di Antonio Anastasi è cronaca circostanziata sull’ascesa ed il declino del boss cutrese che ha sempre dimostrato di avere una forte vocazione imprenditoriale che gli permise di comandare su mezza Calabria, vantando addentellati massonici in grado di condizionare processi e sentenze. Ma è anche un focus interessantissimo sul dato storico che ha sempre impressionato perché fu l’unico ad aver osato sfidare la centralità del crimine di San Luca.
La storia di Mano di gomma
La storia di Mano di gomma staglia le circostanze che portarono Aracri, da vertice indiscusso della cosca di Cutro, a proiettarsi verso il Nord Italia, soprattutto in Emilia e Lombardia, sfidando equilibri centenari della ’ndrangheta con il suo progetto di una nuova “provincia” mafiosa, autonoma e paritetica rispetto al crimine di Polsi, l’organismo di raccordo che da sempre governa la mafia calabrese. «L’idea del libro mi è venuta quando il boss tentò di far circolare l’intenzione di volersi pentire» ci dice l’autore, noto ed apprezzato cronista de “Il Quotidiano del Sud”.
Antonio Nicaso, autore della prefazione del libro, collegato in streaming alla gremita sala del Museo e Giardini di Pitagora, sottolinea come il testo ricostruisca le relazioni del boss con imprenditori, massoni, uomini politici, fino al tentativo di collaborazione con la giustizia con cui Grande Aracri forse puntava a salvare i suoi familiari dalle nuove indagini alterando dati processuali. Lo storico delle reti di ndrine che collabora da decenni con Gratteri nella scrittura di testi oramai quasi biblici, punta anche ad apprezzare come Anastasi sappia descrivere il mondo oscuro e pericoloso della mafia calabrese, dove alleanze e rivalità, così come tradizioni e leggi non scritte, si intrecciano in un labirinto inestricabile di violenza e potere.
L'operazione "Scacco matto"
E di fronte ad una partecipazione massiccia dei rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’Ordine, molto interessante è risultato l’altro video contributo in diretta arrivato dal neo Procuratore Capo di Santa Maria Capua Vetere, Pierpaolo Bruni che fu giovanissimo protagonista dell’indagine “Scacco Matto”, proprio l’inchiesta antimafia contro la cosca di Nicolino Grande Aracri che a cavallo tra gli anni ’90 e gli inizi del nuovo secolo, iniziò a creare il suo impero economico: “eravamo, assieme agli indispensabili operatori delle forze dell’ordine, in tanti ad essere giovani che indagavano su operazioni che risultarono decisive anche per successivi intrecci di affari che si concludevano al nord ed anche all’estero” rammenta il magistrato che dal 2010 passò ufficialmente alla procura di Catanzaro, quale pm della Dda, costruendo poi le basi per disarticolare le cosche vibonesi, ma soprattutto, quelle del Cosentino.
Un testo da studiare sui banchi
Mentre il professor Giancarlo Costabile, che all’Unical insegna Pedagogia dell’Antimafia, ha confermato di persona che adotterà il libro di Anastasi nei suoi corsi anche per «riprendere in mano una narrazione alternativa alla logica dell’utile e della convenienza, che cura una società sempre più sottomessa al profitto ed alla mercificazione». Per il docente la “non” risposta politica al sistema imprenditoriale delle mafie deve essere “occupata” dai nostri giovani che devono avere l’opportunità di abbandonare l’unico alfabeto che gli viene proposto. Un concetto che viene, quasi desolamente, amplificato dal Questore di Crotone che, come detto, assieme al Comandante Provinciale dei Carabinieri ed a tantissime altre istituzioni e rappresentanti delle forze dell’Ordine non hanno fatto mancare la loro presenza: «È importante questa pubblicazione - dice il dottor Marco Giambra ai nostri microfoni - è ancora più importante in questa nostra provincia far conoscere la ndrangheta ai cittadini da cui ci aspettiamo sempre una collaborazione che purtroppo non c’è!»