VIBO VALENTIA - Nessun episodio è rimasto dolorosamente impresso negli occhi e nella mente dei cittadini del vibonese come l’alluvione del 3 luglio 2006. Una tragedia inattesa, nel cuore di un’estate appena iniziata, che ha sommerso di fango e detriti i già incerti passi dell’economia locale, ma soprattutto trascinato a valle, insieme alle vite di quattro innocenti, il futuro prossimo di un intero litorale che a 8 anni di distanza dall’evento è ancora alle prese con le disastrose conseguenze. Ripercorrendo le strade di Longobardi, Vibo Marina e soprattutto Bivona, ci si accorge di quanto il solco scavato da quell’improvvisa località sia ancora profondo.Ora c’è un prima e un dopo alluvione.

 

Il post alluvione - Insufficienti i provvedimenti messi in atto in questi anni rispetto alle criticità da risolvere. Iniziative attuate a singhiozzi e lavori realizzati con incuria, tanto che alcuni punti della costa, salvo per l’erosione costiera e l’azione degli elementi, sono rimasti come all’alba del 4 luglio 2006, quando il vibonese si risvegliò davanti a uno specchio di mare colore del fango, che mai sarebbe tornato quello di prima. "Un evento eccezionale ed assolutamente imprevedibile", dichiarò, a poche ore dalla tragedia, l’allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Nello spazio di un mattino un temporale di straordinaria potenza si abbattè sul vibonese gonfiando gli argini di torrenti inesistenti fino al giorno prima.

 

Le vittime - Decine di persone rimasero intrappolate nelle loro auto. Una bomba d’acqua dalla straordinaria forza distruttrice percorse, nel giro di meno di un’ora, i 400 metri di dislivello che separano il capoluogo vibonese dalle località costiere, trascinando a valle detriti di ogni tipo, e l’esistenza di quattro persone. Tra queste anche quella di un bambino appena 15 mesi, Salvatore Gaglioti. La vettura sulla quale viaggiava insieme alla madre venne travolta dal fiume di acqua e detriti. Nel tentativo di salvare la vita del piccolo, la donna lo consegnò a un automobilista. Entrambi vennero travolti dal fango e trascinati a valle. L’uomo fu tratto in salvo qualche ora dopo, ferito, ma vivo, mentre il piccolo, precipitato in una scarpata, venne trovato senza vita dai soccorritori. A perdere la vita, quella mattina di otto anni fa, anche Ulisse Gaglioti, di 40 anni, e Nicola De Pascali, di 44, due guardie giurate che viaggiavano sulla stessa auto, travolta dall’acqua. La quarta vittima del violento nubifragio fu un pastore. Antonio Arcella, di 56 anni, morì colpito da un fulmine in un terreno di località Crocicelle di Sant'Onofrio mentre accudiva il suo gregge