Passano gli anni ma non si placa la sete di giustizia. Oggi è il 31° anniversario dell’assassinio degli appuntati scelti Medaglia d’Oro al valore Militare, Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, vittime della criminalità organizzata. I due militari furono barbaramente uccisi a Scilla, sull’A2, il 18 gennaio 1994, durante un servizio di controllo. Una cerimonia, l’ennesima, che riapre ferite mai realmente chiuse. I familiari chiedono verità e giustizia mentre il ricordo fa da cornice a un fenomeno in crescita.

«La ‘ndrangheta è l’organizzazione criminale più potente al mondo», ha ribadito il Procuratore ff di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo che su quel periodo di sangue e stragi ha cercato di fare luce. Processi fiume non hanno ancora stabilito una verità che possa dare pace ai familiari.

La giornata è iniziata con una Santa Messa alla Cattedrale di Palmi, officiata da S.E.R. Mons. Giuseppe Alberti, Vescovo della Diocesi Oppido Mamertina – Palmi. Successivamente la deposizione di una corona d’alloro al cippo commemorativo situato nei pressi dello svincolo di Scilla, luogo del tragico attentato.

Durante la cerimonia, il Generale Sciuto, Comandante della Regione Calabria dell’Arma dei Carabinieri, ha ricordato il valore e il sacrificio dei due militari. «Antonino Fava e Vincenzo Garofalo sono caduti facendo ciò in cui credevano, incarnando il senso più profondo del dovere», ha dichiarato sottolineando il coraggio e la dedizione che «hanno sempre dimostrato nel loro servizio allo Stato. Il loro sacrificio è un monito per le nuove generazioni e un richiamo al dovere civico di contrastare ogni forma di criminalità organizzata».

Il procuratore Lombardo, intervenuto ai microfoni di LaC News24, ha ribadito la necessità di intensificare la lotta alla ‘ndrangheta esprimendo, inoltre, preoccupazione per l’apparente sottovalutazione del fenomeno e ha esortato a continuare a combattere con determinazione per sradicare questa piaga.

Tra le testimonianze, quella della vedova di Antonino Fava, che ha condiviso il dolore di una perdita che, dopo 31 anni, è ancora vivo. «Abbiamo fiducia che il corso della giustizia porterà alla verità», ha dichiarato. Le sue parole hanno ricordato il vuoto lasciato da un marito, un padre, e un nonno, sottolineando l’importanza di continuare a lottare per la memoria di chi ha dato la vita per lo Stato. La cerimonia si è conclusa con un momento di raccoglimento e con l’impegno rinnovato delle istituzioni e della cittadinanza nel portare avanti il ricordo e i valori incarnati da questi due eroi dell’Arma dei Carabinieri.