Nel 1982 ci aveva pensato nientemeno che Paperon de’ Paperoni a costruire il Ponte sullo Stretto. Sulla copertina del numero 1401 di Topolino, datata 3 ottobre di quarant’anni fa, il ricco papero appare trionfante in coppola, gilet e fichi d’India sullo sfondo, mentre solleva al cielo un modellino del ponte tutto d’oro. Ma l’impresa che lo vede protagonista sarà tutt’altro che un trionfo, la solita vecchia storia di proclami finiti poi nel nulla.

Gli anni sono quelli in cui il Ponte sembrava già cosa fatta, gli anni di un governo che annunciava con sicurezza la costruzione della grande opera nel giro di dieci anni. Lo farà nel 1985 l’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi ma ancora prima, proprio in quel 1982, era stato il ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, Claudio Signorile, a dire che si sarebbe fatto «in tempi brevi».

Un anno prima, nel 1981, si era costituita la Stretto di Messina spa, la società che da quel momento assunse tutte le competenze relative alla progettazione e alla realizzazione dell’opera “rubando la scena” al Gruppo Ponte Messina, nato nel 1955.

Missione impossibile? Non per zio Paperone

Ma torniamo a Paperopoli nel 1982. Zio Paperone è in “visita di cortesia” dai nipoti Paperino, Qui, Quo e Qua quando in tv compare l’esploratore “Lessner” protagonista di una puntata del programma “Il pericolo è il suo mestiere”: l’ardua impresa che cercherà di compiere sarà attraversare lo Stretto su un ferryboat di linea il primo agosto. Ma in coda ci sono più di 12mila persone in partenza per le ferie e l’impresa finirà a suon di “brum”, “crasch”, “bumble” e “stump”. È a quel punto che nella discussione a casa di Paperino viene fuori il ponte. «Quale ponte?», chiede subito zio Paperone. Ed è lì che uno dei nipotini spiega: «Quello che dovrebbe essere costruito sullo Stretto di Messina! Ma anche quella è un’ardua impresa! La campata è troppo lunga… Ci sono troppe correnti e troppo vento… E poi ci vorrebbero troppi soldi!». E infine un quasi profetico: «Insomma, costruirlo sarà forse impossibile». Ma zio Paperone, per il quale «niente è impossibile», ha già fiutato l’affare e sposato l’idea. Così, partecipa a un concorso indetto dallo Stato italiano «impegnandosi a presentare entro 6 mesi il progetto risolutivo».

Tra fumetto e realtà

Di progetti, a quella data e lontano da Paperopoli, ne erano già stati presentati parecchi. Nel 1969 il Ministero dei Lavori pubblici aveva bandito un “Concorso nazionale di idee” al quale arrivarono 143 proposte. Furono assegnati 12 premi tra ponti a una, tre, quattro e addirittura cinque campate, tunnel sottomarini e un tunnel “a mezz’acqua” per il quale era pronto il nome di “Ponte di Archimede”.

Anche Paperone mette al lavoro i suoi tecnici e al “Paperon’s engineering center” un grosso computer sforna ipotesi riempendo l’aria di “gron gron”, “clang”, “pling plong”. Per collaudare le soluzioni sono stati costruiti dei modelli. Il primo che viene messo alla prova è un ponte a unica campata che però viene bocciato non essendo riuscito a reggere il passaggio di un camion. La seconda ipotesi è un ponte appeso a enormi palloni aerostatici che è spazzato via alla prima raffica simulata di vento. Non poteva mancare il tunnel subacqueo, che non viene scavato sotto il fondo marino «per timore dei terremoti» e allora si concretizza in una galleria di gomma che però non regge alle fortissime correnti sottomarine e finisce accantonato assieme agli altri.

La soluzione definitiva: un ponte di corallo

Alla fine l’idea “vincente” verrà allo stesso Paperone recatosi in Sicilia per «studiare il problema», dopo l’incontro fortuito con un allevatore di coralli “speciali”: il Ponte sullo Stretto nascerà e sarà un ponte di corallo. Un’idea che spazza via tutti i contro: «Basterà disporre opportunamente i coralli e questi uniranno le due coste con una barriera corallina solida, ecologica e soprattutto economica! I coralli cresceranno da soli e, in caso di terremoti, penseranno da soli a riparare i danni!».

L’idea «geniale», però, viene sabotata e poi rubata dal perfido Rockerduck, il miliardario antagonista di Paperone che in tutto questo tempo aveva tenuto d’occhio il nemico per poi soffiargli l’affare. Alla fine sarà lui a realizzare in soli tre mesi il pittoresco ponte, catalizzando l’attenzione del mondo e gettando nello sconforto Paperone che ci aveva provato in tutti i modi.

E adesso ci pensa Salvini

Un ponte di corallo metterebbe tutti d’accordo? Chissà. Quel che è certo è che non è sopravvissuto nemmeno alla fantasia dei fumettisti, finendo distrutto dalla barbarie dei turisti che lo fanno a pezzi per portarsi a casa un souvenir.   

Il finale lo domina un ringalluzzito Paperone che, tirandosi su il cilindro, saluta tutti così: «Arrivederci al prossimo appalto, ragazzi!». Un arrivederci lungo quarant’anni che ha attraversato i marosi di annunci, polemiche, progetti approvati e decaduti. Oggi l’affaire Ponte è nelle mani del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, cha ha già messo in moto i “suoi” esperti per quella che promette sarà «l’opera più ecologica della storia». È avvisato però: niente corallo.   

VOTA QUI IL SONDAGGIO: PONTE SI O PONTE NO?