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mercoledì 2 ottobre 2024 | 15:44
Cronaca

Il processo - Narcotraffico nella valle dell’Esaro, 40 imputati davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro - Notizie

Prima udienza con un nulla di fatto per l'astensione proclamata dalla Camera Penale di Catanzaro e per un'omessa notifica. Si tratta dell'indagine antimafia contro il presunto gruppo Presta operante in tutta l'area

di Antonio Alizzi

Falsa partenza al processo Valle dell'Esaro. I 40 imputati accusati di narcotraffico sono quasi tutti comparsi stamane davanti alla Corte d'Appello di Catanzaro, la quale ha preso atto di diverse adesioni all'astensione dalle udienze penali proclamata dalla Camera Penale di Catanzaro e di un'omessa notifica nei confronti di Fabio Giannelli, uno dei soggetti coinvolti nell'indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro.

Gli imputati a processo rispondono di associazione a delinquere dedita al narcotraffico. Vari i ruoli operativi individuati all'epoca dal pm Alessandro Riello. Rispetto al giudizio di primo grado, in appello non verrà contestata l'aggravante dell'agevolazione mafiosa riconducibile, secondo l'ufficio di procura, al presunto clan Presta di Roggiano Gravina. I Presta, lo ricordiamo, sono imputati anche in Reset come "sottogruppo" degli italiani che, stante alle investigazioni antimafia, avrebbero dato vita a una confederazione mafiosa nell'area urbana cosentina alleandosi con gli "zingari" di via Popilia.

Secondo i giudici di primo grado del tribunale di Cosenza, i tre presunti promotori sarebbero Antonio Presta, suo figlio Giuseppe e Francesco Ciliberti, genero del boss Franco Presta. Le loro condotte erano «espressione di potere gestionale e decisionale». Inoltre, il terzetto avrebbe individuato «le fonti di approvvigionamento», gestendo altresì le risorse economiche «che confluivano nella bacinella del gruppo». E ancora avrebbero distribuito «compiti e stipendi» agli associati, risolvendo problemi di carattere organizzativo, anche «attinenti ai rapporti con altri gruppi criminali».

Un gradino più in giù figurano, secondo la sentenza di primo grado, Roberto Presta, Mario Sollazzo, Armando Antonucci e Cristian Ferraro. L’idea del collegio giudicante è che fossero anche loro a gestire il gruppo, ma «in modo non del tutto autonomo».

Ora il processo di secondo grado dovrà confermare o eventualmente riformare il verdetto emesso nel dicembre del 2023 a Cosenza. Nella prossima udienza si entrerà nel vivo del processo.