Ancora tanti, troppi aspetti da chiarire. Ecco perché è stato chiesto il rinvio a giudizio per i vertici dell'Ecosistem coinvolti nell'inchiesta Tempa rossa sull'Eni di Viggiano che è costata le dimissioni al ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi.

 

Un'indagine quella condotta dalla Procura di Potenza che è stata una vera e propria bomba, coinvolgendo 60 persone, tra cui membri di governo e, soprattutto, aprendo squarci inquietanti sullo smaltimento dei rifiuti petroliferi.

 

Per 59 persone  è stato chiesto il rinvio a giudizio e tra queste figurano i vertici della ditta lametina Ecosistem. Si tratta di Rocco Aversa, presidente del cda dell'azienda, di Salvatore Mazzotta, amministratore delegato della società e Antonio Curcio, dipendente.

 

Esce, invece, definitivamente dall'inchiesta il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo. Per lui l'ipotesi i reato era di corruzione per induzione a fini elettorali.

 

I rifiuti, arrivati dall'impianto lucano, sarebbero stati trasportati in Calabria e smaltiti nei siti di Lamezia Terme, Gioia Tauro e Bisignano. A Lamezia con la Ecosistem, a Gioia Tauro con la I.A.M. spa, e con la Consuleco srl a Bisignano. L'azienda lametina e i suoi vertici, erano finiti al centro dell'inchiesta perché, secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, avrebbero classificato i rifiuti arrivati dalla base Eni come non pericolosi utilizzando codici costruiti ad hoc.