Dalle cause alle possibili soluzioni per un'emergenza che interessa tutto il territorio nazionale, ecco l'analisi del presidente di Legambiente Lazio Roberto Sacchi
Tutti gli articoli di Ambiente
PHOTO
L'emergenza incendi non colpisce solo la Calabria. Come di consueto, l'arrivo della stagione estiva coincide con lo scoppio di roghi su tutto il territorio nazionale. In questi giorni ad essere in difficoltà è stata anche Roma: le fiamme hanno tristemente popolato diverse zone della Capitale, a partire dal quadrante ovest della città. «Sono stati censiti più di cento incendi in un giorno - ha spiegato Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio ai microfoni de LaCapitale - e continuano i roghi ad accendersi un po' ovunque. Le cause sono i mutamenti climatici dovuti ai nostri comportamenti mutalteranti che hanno provocato la siccità origine dell'ingiallimento delle zone verdi di Roma»
85mila ettari di verde
La città eterna si fregia d'essere una delle metropoli con più zone verdi al mondo, ma questo rischia di trasformarsi in un pericolosissimo boomerang: «Facciamo un vanto dei 85mila ettari di verde: alberi, prati e boschi. Chiaramente, però, questi rappresentano un rischio molto più forte in questo momento. Pensare di gestire e curare questa quantità di verde è impensabile, sarebbe molto più semplice curare zone a rischio come quelle legate alle otto linee ferroviarie che giungono a Roma».
Un polmone verde che rischia di essere divorato: «Laddove c'è un bosco, e Roma ne è piena, dal Parco dell'Insugherata a quello del Litorale, la violenza del fuoco può essere estremamente peggiore. Bisogna fare manutenzione, garantire la presenza delle vie tagliafuoco. Questo peraltro può creare una grande economia, quella del legno»
Calabria-Roma: unico pericolo
Secondo Roberto Scacchi esiste un filo diretto che collega l'emergenza in Calabria con quella capitolina: «È il rischio dell'enorme pericolo a cui siamo sottoposti. Parliamo di enormi zone verdi che corrono il pericolo di essere aggredite dal fuoco. Incendi che non sono mai naturali: può esistere l'errore umano o il dolo, dietro cui spesso si nascondono logiche speculative. Basti pensare che nell'ultima annata di grande siccità, nel 2017, il territorio più vessato fu Itri, dove venivano creati roghi quotidianamente in uno dei territori più importanti per l'agro-pastorale. Ci sono i piromani, ci sono gli errori di chi butta le cicche, ci sono cause accidentali. Ma c'è anche una colpa vera che è fatta di tante dinamiche che danno vita a veri e propri disastri»