«Ad oggi le spese certificate per gli interventi nel settore della depurazione delle acque nell'ambito del programma operativo regionale Calabria 2014-2020 finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale ammontano a 8,5 milioni di euro, una cifra decisamente irrisoria e i risultati, purtroppo, si vedono». L’eurodeputata Laura Ferrara dà conto degli aggiornamenti circa l’adeguamento del sistema depurativo calabrese contenuti nella risposta della Commissione europea alla sua ultima interrogazione.

«La Calabria ha impegnato, sul Fesr, circa 66 milioni di euro, oltre al cofinanziamento nazionale, per interventi di adeguamento del settore depurativo. Interventi destinati a superare le procedure d’infrazione. La Commissione - continua la Ferrara - mi informa che soltanto due interventi risultano completati. Attualmente, sono ben tre le procedure d’infrazione che continuano a riguardare 174 agglomerati situati nella regione Calabria, a luglio 2020 erano 188 gli agglomerati coinvolti. Se in circa 5 anni si è riusciti a completare solo due interventi, quale miracolo permetterà di sanare l’intero comparto prima della conclusione del Por 14-20, quindi nel 2023».

«Nel quadro del bilancio a lungo termine dell'Ue per il periodo 2021-2027 - si legge ancora nella nota diffusa dall'eurodeputata -, la Commissione ha proposto di agevolare ulteriormente una gestione e una pianificazione più integrate delle acque fissando a tal fine condizioni abilitanti per l'uso, a livello nazionale, dei pertinenti fondi di coesione. Condizioni che la nostra regione difficilmente soddisferà se pensiamo che gli atavici e noti ritardi sulla spesa dei fondi europei dedicati all’efficientamento dei sistemi di trattamento delle acque reflue urbane e messi a disposizione della Calabria negli anni vanno ad aggiungersi ad altre inadempienze. Denuncio da tempo, per esempio, il mancato aggiornamento della banca dati regionale sulla depurazione dedicata agli interventi per superare le procedure d’infrazione. Così come è da segnalare che a 5 anni dall'istituzione dell'AIC, che avrebbe dovuto riorganizzare il servizio idrico integrato nell'ambito territoriale ottimale regionale, la scelta del gestore dello stesso non è stata ancora deliberata».

«E allora - conclude Laura Ferrara - se da una parte va benissimo la task force con le Procure, gli esperti del centro “Anton Dohrn” e dell’Arpacal per una verifica costante sugli impianti così da mitigare il problema del corretto smaltimento dei fanghi. Dall’altra sappiamo benissimo che ciò non basta: la Regione deve certamente preoccuparsi dei controlli ma anche e soprattutto deve essere il soggetto attuatore, insieme ai comuni, per gli investimenti a favore dell’adeguamento del settore depurativo calabrese».