L’equipaggio in collaborazione con la Guardia di Finanza di Vibo Marina nei giorni scorsi ha individuato e disarmato un “palamito” utilizzato per la pesca illegale
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Un’aquila a difesa del Mediterraneo , la “Sea Eagle”, una ex pilotina francese di 40 metri e che accoglie 19 membri di equipaggio e due gommoni. È l’ultimo arrivo nella flotta della “Sea Shepherd”, un’organizzazione internazionale che lavora silenziosamente per la conservazione e protezione dei mari.
La nave, che attualmente è attraccata presso la banchina Bengasi del porto di Vibo Marina, è stata acquistata grazie alla donazione ricevuta dalla compagnia assicurativa “Allianz Italia” con lo scopo di affrontare il problema dei detriti di plastica che inquinano i mari. Sea Shepherd , conosciuta anche come “Flotta di Nettuno”, attualmente conta undici navi nella sua flotta, utilizzate per attività dirette a difendere, conservare e proteggere la fauna e gli habitat marini in tutto il mondo. Impegnata nei mari italiani con due imbarcazioni e un equipaggio a terra, svolge operazioni che coinvolgono quasi quaranta volontari provenienti da tutta Europa con la missione di difendere e proteggere l’ecosistema marino. In particolare, vengono individuati e smantellati i dispositivi illegali di pesca abbandonati, che sono considerati come una delle maggiori cause dell’inquinamento marino.
In Calabria il primo successo è arrivato dopo settimane di pattugliamento, quando l’equipaggio della Sea Eagle, autorizzato a procedere dal comando della Guardia di Finanza di Vibo Marina, ha individuato e disarmato un “palamito” senza segnalazioni e quindi da ritenere illegale, pronto a catturare le sue vittime. I volontari sono riusciti a liberare gli animali catturati. Questo tipo di attrezzatura, rientrante nei sistemi illegali di pesca, è composto da una lenza lunga anche decine di kilometri che reca centinaia di ami infilzati con esche vive. Le operazioni di recupero finora eseguite da Sea Shepherd si sono svolte in collaborazione con le autorità e hanno permesso di estirpare già 130 chilometri di lenze e 2.000 ami. La distruzione che ogni singolo palamito può provocare all’ecosistema è enorme e spesso questa tecnica di pesca colpisce anche animali protetti come le tartarughe.
Il Mediterraneo, il mare più sfruttato al mondo per la pesca, ospita circa 17.000 specie, migliaia delle quali minacciate. Secondo le stime, nel Mar Mediterraneo ci sono 700.000 km. di lenze in polipropilene abbandonati negli ultimi decenni, unitamente a innumerevoli ammassi di reti illegali o alla deriva. Nel 2018 Sea Shepherd ha avviato una nuova campagna per contrastare tutto ciò: si chiama “Operazione Siso” e porta il nome del capodoglio avvistato alle isole Eolie e morto dopo essere rimasto impigliato ed aver ingerito attrezzature da pesca illegali.