Se prevedere è impossibile, prevenire non è solo possibile, ma fondamentale. Perché la distanza tra un terremoto e un disastro sta tutta nel non arrivare impreparati. La lezione, ormai, dovremmo averla mandata a memoria, ma la teoria, in una materia come questa, non basta. E allora giova ripeterlo, sottolineare il dato preoccupante che vede la Calabria ancora indietro sul piano pratico. Siamo terra fragile, ok, ma cosa stiamo facendo per farci trovare pronti nel momento in cui la natura deciderà di metterci alla prova?

Poco, secondo Gino Mirocle Crisci, geologo ed ex rettore dell’Unical che domani darà il suo prezioso contributo al seminario organizzato dal Consorzio Cultura e Innovazione alla Galleria Nazionale di Cosenza, con inizio alle 16.30. “Terremoti e prevenzione in Calabria”, si intitola così.

«Io sono fermamente convinto che la storia della Calabria sia stata molto condizionata dagli eventi sismici che ha subìto nel tempo e li racconteremo tutti. Così come racconteremo perché la Calabria e la Sicilia sono le due regioni a più alto rischio sismico, finendo con il dire cosa dovremmo fare per proteggerci dai terremoti», anticipa Crisci intervistato nei nostri studi di LaC a Rende.

E aggiunge: «Se 100-150 anni fa più che accendere i ceri a San Francesco non si poteva fare, oggi abbiamo un’ottima conoscenza di cosa sono i terremoti e di cosa bisogna fare per proteggerci. Il terremoto in sé e per sé non ammazza, al massimo ti fa cadere se la scossa è forte. Quello che t’ammazza è tutto il resto, sono i palazzi che cadono. Ma da questo ci si può difendere. Dobbiamo solo sviluppare la cultura della difesa dagli eventi sismici, che purtroppo in questa regione è molto scarsa».

Il pensiero, parlando di terremoti, non può che correre agli eventi più recenti e nello specifico allo sciame sismico nel Catanzarese. Che di sicuro sta preoccupando la popolazione, e non solo quella dei territori interessati. Ma gli esperti sono ugualmente preoccupati? «Non molto. Non sappiamo mai come gli eventi sismici si evolvono, ma questo ci sembra rientrare nella casistica di normale sciame sismico – dichiara Crisci –. In Calabria ce ne sono uno, due, anche tre all’anno. Il fatto è che c’è stata qualche scossa un po’ più forte e la gente se n’è accorta. Infatti se n’è accorta a metà marzo, ma lo sciame è cominciato alla fine del mese prima. Io sono abbastanza ottimista, ho visto dagli ultimi dati che lo sciame si sta affievolendo, quindi rientra nella norma. Però, certo, bisogna sempre stare in allerta».

Negli ultimi tempi il Sud Italia sta tremando un po’ tutto. Prima i Campi Flegrei, poi gli episodi nel Foggiano e nel Potentino, fino, appunto, alla situazione in provincia di Catanzaro. Solo un caso? «Assolutamente sì – chiarisce il professore –. Questi eventi in Italia avvengono costantemente. C’è un grosso allarme sui Campi Flegrei, ma quello è un problema specifico di quell’area. Lì l’oscenità è aver fatto nascere delle città dentro a un vulcano. Gli altri sono terremoti in zone già note». E si tratta di un fenomeno con cui bisogna imparare a convivere. «Purtroppo il Centro-Sud d’Italia è il territorio più a rischio – spiega Crisci – perché c’è l’Appennino che si muove in quanto si sta ancora formando. A noi sembra fermo, ma non è fermo affatto e quindi crea ogni tanto queste scosse. Però quelli del Potentino e del Foggiano sono stati terremoti di una certa serietà (4.7 e 4.2 le magnitudo, ndr), gli sciami no, dovrebbero essere la cosa meno preoccupante. Dovrebbero, eh».