VIDEO | Ci sarebbero anche amministratori locali tra le 51 persone denunciate dai carabinieri nell'operazione che ha portato alla luce diverse irregolarità
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assati al setaccio 48 impianti di depurazione, di cui tre sequestrati nei comuni di Ardore, Stignano e Bivongi, e 42 attività produttive 29 delle quali risultate inquinanti (cinque cementifici, quattordici autolavaggi, due autofficine, due lavanderie industriali e sei imprese agricole) e, per plurime violazioni della normativa di settore, sottoposte a sigilli. Sequestrati anche una stazione di sollevamento delle acque reflue a Campo Calabro, e un canale collettore del comune di Sant’Agata del Bianco.
Arriva, purtroppo, una conferma circa la gravità del degrado e delle illegalità diffuse anche nel Reggino dall’operazione Deep 1 che ha impegnato trecento carabinieri dell’organizzazione territoriale e per la tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare coadiuvati, per le attività di perlustrazione dallo squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, con il supporto aereo dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia.
I controlli hanno interessato un tratto di fascia medio-costiera di circa 220 chilometri con particolare attenzione a siti di depurazione, canali di scolo e attività produttive.
Stamane, presso il comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, sono stati illustrati i dettagli in occasione della conferenza stampa alla presenza del generale di Brigata Pietro Francesco Salsone, comandante della Legione Carabinieri Calabria, del colonnello Giorgio Maria Borrelli, comandante regionale Carabinieri Forestali, del colonnello Marco Guerrini, comandante provinciale di Reggio Calabria, del comandante del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale, Rocco Lupini, e del comandante del Gruppo di Gioia Tauro, Gianluca Migliozzi.
Ne è emerso un quadro allarmante causato da cattiva gestione di impianti, sversamenti e smaltimenti illegali, con responsabilità amministrative e penali di amministratori pubblici e di privati. Al termine del controllo, infatti, sono state elevate sanzioni pecuniarie, per un totale di 400mila euro, mentre 51 persone deferite all’autorità giudiziaria per reati ambientali.
«La prima operazione Deep nella fascia tirrenica Alto cosentino aveva già restituito un quadro inquietante in termini di reati ambientali. La recente operazione ci induce ad affermare, purtroppo, che anche nella zona di Reggio Calabria le irregolarità sono molteplici e diffuse. Il fenomeno è grave e non si concentra in poche zone. Vorremmo che l‘opinione pubblica fosse informata del nostro lavoro al fine di sollecitare una riflessione sulle conseguenze dannose che determinate condotte in violazione della legge stanno già producendo sull’ambiente, sulle acque, sulle piante, sugli animali e quindi anche sulla nostra salute», ha sottolineato il generale di Brigata Pietro Francesco Salsone, comandante della Legione Carabinieri Calabria.
I militari dello squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria hanno, altresì eseguito perlustrazioni su corsi d’acqua, tra cui i fiumi Mesima e Petrace che sfociano sulla costa tirrenica, il torrente Caserta e la Fiumara Annunziata a Reggio Calabria, i torrenti nella piana di Gioia Tauro e nella Locride.
Sono stati, inoltre, eseguiti complessivamente 84 campionamenti di acque di fanghi da depurazione che già dai primi approcci non solo affatto incoraggianti.
«I primi dati, che non possiamo ancora mostrarvi, sono comunque preoccupanti sia in termini di microbiologia che in termini di chimica, relativi quindi a metalli pesanti. Potremo essere più precisi al termine delle analisi che abbiamo disposto e di cui cercheremo di comunicarvi gli esiti. Tutto ciò costituisce un’ulteriore conferma di quanto lavoro ci sia ancora da fare in questa regione per riportare il territorio a livelli ambientali adeguati», ha concluso il generale di Brigata Pietro Francesco Salsone, comandante della Legione Carabinieri Calabria.