In certe zone di Corigliano-Rossano il tempo sembra essersi fermato a quella drammatica mattina del 12 agosto 2015. Quando le piogge impetuose si infransero sulla terra creando distruzione in quella che di lì a poco sarebbe diventata la terza città della Calabria. Un'alluvione che mise a nudo tutti i punti deboli di un territorio idrogeologicamente precario.

A parte gli interventi straordinari, compiuti sugli argini del fiume Citrea, che esondò allagando l’intera zona marina di Sant’Angelo, e qualche sparuto lavoro di somma urgenza per riparare qualche strada distrutta dalla violenza delle acque, tutto è rimasto più o meno come allora.

Nei giorni scorsi ci siamo occupati delle condizioni in cui versava e versa tutt’ora il torrente Acqua del Fico (leggi anche A quattro anni dall’alluvione i torrenti sono ancora bombe pronte a esplodere), con i residenti e gli agricoltori indignati perché a distanza di cinque anni non si sentono sicuri di lavorare nelle loro terre.

Ceradonna è “ufficialmente” inaccessibile

Oggi, invece, a qualche chilometro in linea d’aria da quel torrente, siamo andati a Ceradonna, una delle zone pedemontane di Corigliano-Rossano. Da questa contrada, dove vive una decina di famiglie, alcune anche molto giovani, passa una sola strada che collega il quartiere periferico al centro urbano di Rossano scalo e alla statale 106. Questa piccola arteria che risale il costone roccioso dalla pianura verso la Sila Greca, durante l’alluvione del 2015 è stata pesantemente colpita dall’effetto delle piogge. Il bordo strada, in molti tratti, cade a strapiombo sui burroni sottostanti senza alcuna barriera protettiva (che ha portato via la pioggia); c’è un piccolo ponte “traballante” che attraversa un torrente; e poi ci sono decine e decine di frane pronte a staccarsi dalle montagne sovrastanti.

 

Bene, quella strada che è di competenza comunale, in realtà è chiusa proprio da 5 anni ed il traffico su di essa è abusivo. Di norma su una via interdetta, soprattutto se per motivi strutturali e per il pericolo costante di frane, bisognerebbe piazzare delle barriere inamovibili. Invece no, prima l’allora comune di Rossano e oggi quello di Corigliano-Rossano, si sono preoccupati solo di piazzare un cartello giallo con il divieto di transito. Nulla di più. Quasi a dire: «Uomo avvisato, mezzo salvato!». Purtroppo, però, quella strada per tantissime persone rappresenta l’unica via d’accesso e di fuga dalle loro case. E non possono fare a meno di transitarla, tutti i giorni sapendo di dover affrontare tutti i pericoli che ne derivano.

L’allarme di una mamma: «Ho un bimbo di un anno e ho paura»

A nulla sono serviti in questi anni gli appelli alle autorità comunali, provinciali e regionali affinché stanziassero dei fondi per ripristinare lo stato dei luoghi e mettere in sicurezza sia la strada che l’abitato. Ed è da qui che monta la protesta dei cittadini. Incontriamo una giovane mamma che ogni giorno percorre quella strada e che più volte ha denunciato e segnalato le criticità di quella zona. «Non abbiamo mai visto nessuno – ha detto ai microfoni di LaC News24 – e i nostri appelli sono ripetutamente caduti nel vuoto. Io ho un bambino di un anno e vivo con la costante paura che possa accadere l’irreparabile da un momento all’altro». A queste latitudini, su queste alture si vive guardando il cielo e sperando che la pioggia non sia mai così violenta da “finire il lavoro” che ha iniziato il 12 agosto 2015.

Intanto la gente continua a pagare le tasse

C’è poi la beffa di chi ha provato a ripartire riassettando i propri terreni e chiedendo un sussidio alle istituzioni ma senza ricevere mai alcun riscontro. «Ho fatto domanda di risarcimento danni – ci racconta amareggiato un pensionato – ma mi hanno detto che non posso ricevere nulla perché non sono iscritto alla camera di commercio. Eppure – ricorda – pago puntualmente le tasse e i tributi al comune per un terreno che ho qui in zona ma al quale in realtà non posso più accedere». Già, perché il Comune mette il divieto di transito su una strada pericolante, non interviene per controlli né per manutenzione, ma pretende ovviamente che gli vengano versati gli oboli.

Gli sciacalli dell’ambiente: le discariche proliferano   

È così, in un’area abbandonata al suo destino, ci sono anche gli sciacalli. Perché una strada ed un’area non presidiate diventano l’ambiente ideale per commettere qualsiasi tipo di reato. Come quelli a danno dell’ambiente. Sulla strada di Ceradonna e nei suoi corsi d’acqua ci sono discariche di inerti, eternit e materiale pericoloso, abbondonati lì chissà da chi e chissà da quando! Nessuno vede, nessuno controlla, in una condizione di totale anarchia. Che, purtroppo, si perpetua da sempre.