A quattro anni dall’alluvione i torrenti sono ancora bombe pronte a esplodere

VIDEO | A Corigliano-Rossano dopo i fatti del 2015 non è stata effettuata alcuna opera di messa in sicurezza e le condizioni del corso d'acqua che esondò sono peggiorate. Intanto i 2,7 milioni di euro destinati agli interventi restano nei cassetti del Comune 

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di Marco  Lefosse
3 settembre 2019
13:24

Se volessimo utilizzare un parallelismo militare per descrivere gli effetti che potrebbe provocare lo stato in cui versa il torrente Acqua del Fico, uno dei corsi d’acqua distruttivi innescati dall’alluvione 2015, potremmo tranquillamente utilizzare quello della famigerata Bomba Tzar la cui palla di fuoco ha un potere devastatore di tutto quanto si trova nel raggio di 3,5 km.  

Non è un’esagerazione. Perché gli effetti li abbiamo registrati appena 4 anni fa, il 12 agosto 2015, quando su Corigliano-Rossano (all’epoca erano ancora due città “separate”), piovve così tanto che dal cielo, in appena un’ora caddero 160 millimetri di acqua. Una bomba, appunto. Che all’epoca ebbe una testa detonante (lo stato dei torrenti) molto meno pericolosa rispetto ad oggi.


Lo stato preoccupante dei torrenti

Dopo quella terribile notte di metà estate di poco meno di un lustro fa, che mise a soqquadro l’intero territorio, poco o nulla (a parte gli interventi di somma urgenza) è stato fatto per risanare i luoghi colpiti dall’alluvione e dalla pesante mano dell’uomo (leggi anche L'allarme dei geologi: «Condizioni del territorio Corigliano-Rossano peggiori del 2015»).

È così per i torrenti Celadi e Citrea, ed è così anche per altri due corsi d’acqua, tanto piccoli quanto pericolosi: il Fellino e l’Acqua del Fico. All’apparenza due rivoli d’acqua innocui, incuneati tra le ripide alture della Sila Greca, che quella notte del 12 agosto da un greto di pochi metri aprirono le loro fauci e inghiottirono tutto quanto si trovarono attorno e dinanzi trascinandolo fino al mare.

La natura ha fatto e rifarà il suo corso

Una natura spietata e crudele? Manco per niente! Perché anche in questo caso l’acqua ha fatto solo il suo corso e si è “adeguata”, finché ha potuto, ai vincoli dell’uomo. Ora, però, che l’uomo e, nel caso specifico, gli enti e le istituzioni preposte che dovrebbero assicurare interventi sicurezza e operazioni di bonifica a quei luoghi infranti e alluvionati, succede che se ne fregano, lasciando al proprio destino quei cittadini che a ridosso degli argini di quei torrenti trovano lavoro e sostentamento.

Nelle casse del comune un finanziamento di 2,7 milioni

È una storia che parte da lontano. E mentre a Corigliano-Rossano in quattro anni è cambiato tutto il sistema amministrativo, politico e istituzionale, l’unico ente rimasto immutato negli organi di governo, da allora fino ad oggi, è la Regione Calabria. Che ha stanziato – sì - 2,7 milioni di euro, dandoli in mano al Comune per ripristinare il greto dei due torrenti (Fellino e Acqua del Fico), ma poi si è dimenticata di controllare l’esito di quel finanziamento. Un po’ come se una mamma desse due euro al figlio per andarsi a comprare il panino e alla fine non si nemmeno preoccupa se il bambino ha mangiato o, peggio ancora, cosa ha fatto con quei denari. E nessuno sa se quel finanziamento c’è ancora, se è stato già speso (e nel caso per cosa?) o se è ritornato indietro.

Intanto, monta la protesta, la rabbia e la rassegnazione di residenti e agricoltori che di quella situazione non ne possono proprio più.

Giornalista
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