Dimentichiamoci i salotti, le carinerie, le gentilezze, che nel giornalismo somigliano alle lusinghe… dimentichiamo persino i convenevoli, e le retoriche abusate. Se paliamo di politica discussa, analizzata, sviscerata e di politici destabilizzati, non possiamo, in Calabria, non pensare subito alla formula studiata dalla Sparigliatrice di Sapri, Antonella Grippo: giornalista di lunghissimo corso e di ancor più consumata esperienza televisiva, celebre per essere ideatrice, ispiratrice e insostituibile conduttrice di Perfidia.

Un format nato proprio a LaC qualche anno fa, trasmigrato e poi tornato di nuovo
, oggi trasformato in appuntamento settimanale esclusivamente dedicato ai protagonisti dei palazzi che contano. Format che da anni gode di una salute di ferro, non manca di fare ascolti e proseliti, e muove una squadra di primissimo livello, composta dai tecnici, supporters della conduttrice, disegnatori, psicologi, e saltuariamente anche prelati... (al confessionale!).

Corpo e anima

“Perfidia, il corpo e l’anima”, è il titolo esatto dell’ultima stagione del programma, nato per trasformare il salotto della politica che conta in una griglia di carboni ardenti, dove l’ospite di turno sa di doversi sottoporre ad una serie di domande, prove fisiche (su tutte: il tapis roulant), situazioni inconsuete, che hanno lo scopo ben preciso di disorientare, confondere, (appunto: “sparigliare”). Fine ultimo, tirar fuori anche dal boiardo più consumato, la “verità più vera possibile”.

La forza della Grippo, autorevole e capace di imporsi già al primo apparire sugli schermi per l’aspetto, per la voce, per la straordinaria eloquenza retorica supportata da un vocabolario poderoso, ha il ritmo e il senso scenico della mattatrice. E questo fa delle sue trasmissioni uno scrigno di curiosità, rivelazioni, colpi di scena. È lei stessa a raccontare come nasce questo talento.

30 anni, una vita

«Sono autrice e conduttrice di quella surreale, futuristica trasmissione che reca il titolo emblematico di “Perfidia. Il corpo e l'anima” – racconta -. Ma il mio percorso è accidentato e lungo, perché sono ormai 30 anni che mi occupo di giornalismo. In realtà - prosegue - faccio la giornalista per ripiego: avrei preferito cantare in una band. Da ragazza mi esibivo spesso, facevo anche le feste di piazza – ride -. Poi ho incrociato Mango, il grande Pino Mango, che mi ascoltò e mi disse: “Dai, ti faccio un pezzo, proviamo…”-. Ricordo che il titolo era “Il bacio della tigre”, facevo leva sulle mie caratteristiche, la voce arrochita dalle Marlboro che mi porto dietro ancora oggi, e piacque molto a Mara Maionchi. “Questa è forte, dai”, disse dopo averlo sentito, con quel suo accento inconfondibile. Così, per un periodo, tentai quella strada.

Dal canto alla scrittura

«Devo dire però che non durai molto. Non avevo pazienza, non volevo aspettare i tempi biblici di quel tipo di carriera, non resistevo a tutta quella fatica, tutte quelle lungaggini, e cominciai a scrivere. Prima, per il Quotidiano della Calabria; poi, anche per le trasmissioni di qualche rete locale. In seguito, le collaborazioni con le testate nazionali e con le reti Rai e Mediaset. Infine, i due blog che curo da anni: uno per conto de Il Giornale di Sallusti, l'altro per conto de il Fatto Quotidiano. Sono molti a dirmi: “ma come fai a scrivere contemporaneamente per delle linee editoriali così diverse? Ed io rispondo sempre che si può, e si deve, cercare la pluralità. Il giornalista deve confondere, sparigliare».

Nasce Perfidia

«Approdo alla tv nel 2014, proprio con il progetto Perfidia: trasmissione sacrilega particolarmente irriverente rispetto ai santuari, alla polvere stantia del salotti politici tradizionali: un’idea sposata e accolta con particolare entusiasmo da Domenico Maduli, (Editore del network LaC-Diemmecom e Presidente del gruppo Pubbliemme, ndr)».

Dopo un periodo di turbolente trasmigrazioni, la Grippo, nel 2019, torna trionfalmente negli studi dell’emittente calabrese. «Ritrovo LaC dopo 6 anni – racconta -. Nel frattempo, l'innovazione tecnologica, quella più raffinata, aveva cominciato ad abitare in questa realtà televisiva. Così, riprendiamo Perfidia, questa volta con un titolo particolare che chiama in causa il corpo e l'anima. Un titolo che svela il vero obiettivo del format: noi esploriamo il corpo dei leader, ne indaghiamo la psiche, ma ci dedichiamo anche a sondarne l’anima, lo spirito, nel senso più ultraterreno del termine. La presenza di un inginocchiatoio, un momento che riprende le dinamiche psicologiche del confessionale, dove il politico si confessa come fosse in sacrestia, è forse l’elemento del quale vado più orgogliosa. E quello che, ad oggi, ci ha dato le maggiori soddisfazioni».

Il successo che merita

«Perfidia è una trasmissione di grande successo, della quale sono orgogliosa, e che oltre alla mia follia creativa può contare su una squadra di tecnici che ne valorizza magnificamente il profilo. Aspetto, questo, fondamentale perché sapete bene che in televisione le immagini, per forza di cose, devono prevalere sulla parola. Devono supportarla, devono essere di grande ritmo. E allora questo è il segreto del successo di Perfidia: parole dense di significato, importanti: ritmo serrato, mancanza di certezze, e grande cura delle immagini».