Yande Fall è uno dei pilastri della Pallacanestro Viola Reggio Calabria. Dentro e fuori dal campo: è uno dei tanti sportivi stranieri innamoratisi della città e del suo Stretto. Una bella storia d’amore, che parte dal Senegal: «È stato mio cugino a propormi di venire in Italia. Sono arrivato a Catanzaro, ho conosciuto tante persone. Ho iniziato a giocare al campetto di Piazza Brindisi sul lungomare di Catanzaro.

Ero venuto non per fare lo sportivo professionista, poi però ho avuto l’opportunità di entrare in un settore giovanile di basket e sono rimasto. Mi piace l’Italia».

Com’è scoccata la scintilla con Reggio Calabria?
«Tre anni fa sono venuto qui per vincere il campionato. Amo questa città, la Viola, nonostante i problemi del primo anno. Quando sono andato via ho subito iniziato a pensare sulla possibilità di tornare. Le persone mi fermano, chiedono di Fall. Una cosa incredibile, la gente qui ama il basket, mi sono trovato da Dio, amo questa città».

Quest’anno si sta vedendo la versione migliore di Yande Fall. Su cosa lavori per migliorare?
«Lavoro e mi impegno ogni giorno di più. Voglio fare sempre meglio. L’anno scorso abbiamo giocato per salvarci, l’abbiamo fatto ai playout ma Reggio Calabria merita molto di più. Devo dare il massimo ogni domenica, non posso mollare. Speriamo di poter arrivare quest’anno ai playoff, tutti i ragazzi della squadra li vogliono raggiungere. Se portiamo due punti a casa in tutte le partite…»

Sogno nel cassetto?
«È quello di giocare ai massimi livelli qui, con questa maglia, di farlo in Serie A. C’è bisogno dell’impegno di tutti».

Ci racconti il tuo rapporto con la squadra?
«Mi piace giocare con tutti, io vado d’accordo e ho legato con tutti i miei compagni. Tutti e dieci sono straordinari. Anche il coach Bolignano è un grande allenatore anche se mi soffermo su Pasquale Motta, che c’era qui già dal mio primo anno. Pasquale è un mio allenatore, ma anche un mio amico».

Nello sport, nel basket, nella vita. Il razzismo non sembra esser stato sconfitto. Tu che ne pensi?
«Non è facile, il razzismo c’è ancora. Bisognerebbe finirla, è una cosa molto brutta. Tu vai a giocare in un campo e vieni chiamato scimmia o con altre brutte parole. Non è facile. È la cosa più brutta della mia vita, mi ha molto colpito. Siamo tutti uguali: bianchi, neri, gialli. Devono capirlo tutti»

In chiusura: il Senegal qualche giorno fa ha vinto, nel calcio, la Coppa d’Africa.
«Sono felice, non avevamo mai trionfato nel calcio. Tutti i senegalesi del mondo sono felicissimi. Nel basket siamo ad un livello più alto, vincendo già una Coppa d’Africa nel basket, oltre che diverse partecipazioni ai mondiali»