Tommaso Scuffia è il giocatore più esperto, nonchè il capitano, della prossima avversaria della Reggina. La 16esima giornata di Serie D vedrà contrapposto agli amaranto il Castrum Favara, di cui Scuffia difende i pali. L’estremo difensore, che proprio oggi compie 33 anni, ha toccato diversi temi: il suo ruolo all’interno dello spogliatoio, il rendimento della squadra ( in calo nell’ultimo mese), la forza della Reggina e altro ancora. 

Trentatrè anni proprio oggi, una lunga e importante carriera in Lega Pro con le maglie di Melfi, Catanzaro, Lecce e Ancona, e poi in Serie D. In quarta serie, tra l’altro, hai militato in due calabresi, Roccella e San Luca. Oggi sei il calciatore più anziano, nonché il capitano del Castrum Favara. Come vivi questa responsabilità all’interno di un gruppo abbastanza giovane come il vostro? Oggi cosa diresti al te del passato?
«È un ruolo che ho già avuto a Roccella, ma ero più giovane e alcune cose forse non le capivo bene. È sicuramente una bella responsabilità, ma non mi posso lamentare: il nostro è un grande gruppo, coeso e dedito al lavoro. Riguardo al me del passato dico che avrei voluto avere la mentalità di adesso a 18 anni, in modo da riuscire a mantenere una categoria più alta».

La stagione del Favara è stata sin qui piuttosto positiva: 19 punti, tre punti sulla zona play-out, ora però non vincete da più di un mese (3 novembre, 3-1 a Pompei). Ci siete andati vicinissimi proprio qualche giorno fa contro il Ragusa, ma vi siete visti pareggiare la partita in extremis. Questo calo nei risultati è dovuto ad uno stress fisico o c’è dell’altro? Ho letto della rescissione di tre calciatori proprio negli ultimi giorni, Russotto, Ouattara e Romero: mi fai un punto generale?
«Vero, non vinciamo da più di un mese ma abbiamo affrontato tante squadre forti. Nel calcio capitano questi periodi, bisogna essere bravi a superarli. L’andamento, però, è assolutamente positivo: siamo una squadra giovane, siamo nuovi in Serie D. Possiamo fare certamente di più, visto che ultimamente sia a Ragusa che a Barcellona Pozzo di Gotto ce l’hanno pareggiata dopo il 90’. Per quanto riguarda le rescissioni, come sanno benissimo gli addetti ai lavori, il mercato di dicembre serve a rinforzare i reparti dove si è rimasti scoperti. Qualche giocatore può essere scontento, qualcun altro può aver ricevuto altre offerte o avere la necessità di avvicinarsi a casa. Noi, però, non siamo rimasti con le mani in mano: qualche giocatore è arrivato, qualche altro arriverà e il nostro ds saprà sicuramente mettere a disposizione una rosa valida e non rimpiangeremo queste partenze».

In occasione del match di domenica contro la Reggina, la società ha annunciato la “Giornata Gialloblù” per celebrare una nobile del calcio italiano. Si dice che, quando arriva la Reggina, il clima è sempre di festa: lo pensi anche tu? Come si prepara questa partita, considerando il momento di flessione che state vivendo?
«Siamo contenti di poter ospitare la Reggina, una grande del calcio italiano. Non è un caso fare il campionato di A e B per una vita, poi purtroppo ci sono stati degli errori a livello di gestione che hanno fatto male a questa importante piazza. La società ci tiene a far venire al campo più persone possibili, perché anche noi ne abbiamo bisogno. La partita si prepara da sola: quando viene una squadra così forte e prestigiosa è sempre una partita stimolante. A 33 anni posso dire che per me non c’è differenza perché ogni partita va affrontata allo stesso modo. So cos’è il campionato di Serie D, anche l’ultima in classifica può sorprenderti. Conosciamo la forza della Reggina e sappiamo che ogni minima distrazione può costarci cara, come è successo al Locri domenica scorsa».

Se dovessi puntare su un tuo compagno di squadra, per la partita di domenica o più in generale per il prosieguo del campionato, questo chi sarebbe?
«Direi tutti, perché abbiamo tanti buoni giocatori. Abbiamo Sandro Baglione, Calogero La Piana, Mattia Palma, De Min, Vaccaro…tutti atleti che stanno facendo bene e che stanno dimostrando di essere all’altezza della Serie D e forse anche qualcosa in più. Domenica gli 11 che scenderanno in campo avranno il coltello tra i denti e giocheranno con il sangue agli occhi. Anche chi è in panchina può entrare e fare la differenza».