«Quando esco in mare mi sento parte della natura. È come se io ascoltassi le onde, il vento e tutto quello che è intorno a me; come se fossero loro a comunicare con me e a guidarmi. È una sensazione straordinaria». Francesco con gli occhi non vede tutto ma sente con tutto il corpo e questo, quando ci sono la gioia di vivere e la forza di volontà, basta. Anche per suo fratello gemello Nicola, pure lui ipovedente grave, l'esperienza del windsurf è di grande intensità. «Mi sento in una condizione di totale libertà, di assenza di pregiudizi. Qui si abbandona tutto. Una dimensione di grande tranquillità che ormai sulla terraferma, con i ritmi e la frenesia che scandisce le nostre giornate, è quasi impossibile da creare. Un'emozione bellissima».

I gemelli Criaco, così, in mare riconquistano la loro piena libertà. In piedi sulla tavola con la complicità della vela, sfidano le onde grazie agli insegnamenti di Roberto Raffa e all’esperienza sportiva e inclusiva vissuta al Windsurf dello Stretto di Reggio Calabria.
«Francesco e Nico sono due testimonianze importanti di come lo sport possa avvinare mondi in apparenza così lontani e contribuire a favorire integrazione e superamento di difficoltà e a migliorare la qualità della vita. Dando loro dei punti di riferimento prima di uscire in mare, con il loro grande entusiasmo, riescono a praticare uno sport difficile con semplicità. Non escono mai da soli», ha raccontato Roberto Raffa, presidente del Windsurf dello Stretto di Reggio Calabria.

«Io sento il vento sulle orecchie e, in base a come batte, riconosco il maestrale, lo scirocco e gli altri venti e scelgo l'andatura da seguire», ha raccontato Nicola che solo da due anni pratica il Windsurf. Suo fratello Francesco è più esperto perché esce in mare da più tempo. «Io so di muovermi in uno specchio d'acqua ampio; so che da un lato posso ritrovarmi all'Arena dello Stretto mentre dall'altro al porto. Ho imparato a conoscere e a gestire lo spazio intorno a me».

Francesco studia Scienze del Servizio Sociale presso l’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria e sta per laurearsi, supportato anche dal centro regionale di consulenza Tiflodidattica, con una tesi sul tema dell'Identità sociale della disabilità. L'intento è quello di essere di aiuto ad altre persone che vivono condizioni di disabilità e di poter testimoniare la possibilità di non dover rinunciare a progettare la propria esistenza e a coltivare passioni e sogni. Un obiettivo che condivide con Nicola che ha intrapreso da poco lo stesso percorso universitario ed è adesso al primo anno.

L'esperienza del windsurf è certamente anch'essa una scuola di vita. Il mare aperto spaventa, specie quando non si può vedere ma questa storia dimostra che non tutti i limiti diventano anche ostacoli. Dunque la paura c'è, come è inevitabile che sia, ma c'è anche la volontà di non lasciarsi abbattere e di affrontarla.

«Il nostro problema alla vista genera anche disorientamento e quando mi capita di perdermi e di non sapere più come procedere, allora metto giù le vele, mi siedo sulla mia tavola e prendo fiato. Anche solo sentire la bellissima sensazione del mare che bagna i piedi può restituire tranquillità. Roberto, con il quale abbiamo condiviso un percorso, iniziando con la tavola da surf doppia e con il tandem prima diventare autonomi nelle manovre e di acquisire dei punti di riferimento, conosce la nostra condizione e non ci lascia mai soli», ha spiegato ancora Francesco Criaco.
«È inevitabile avere paura. Il mare riserva anche questo. La prima volta che ho messo piede sulla tavola da surf sono stato colto da un attacco di panico. Ho smesso per qualche settimana e poi ho ricominciato. Se con questa malattia che ho agli occhi non avessi imparato a coltivare la mia forza di volontà e a rinvigorirla nelle difficoltà, non sarei andato avanti e non andrei più avanti. Senza di essa farei fatica a vivere e quindi anche a fare sport», ha concluso Nicola Criaco.