Mister Trocini (calabrese doc), allenatore della Reggina, trova nella sua famiglia, che vive a Roma, la forza che lo sostiene in ogni momento della sua carriera, un legame che rimane fondamentale nonostante la distanza.

La sua vita da calciatore, vissuta a fianco di leggende come Trapattoni, Baggio e Vialli, gli ha dato una mentalità indistruttibile e una preparazione che oggi mette al servizio della sua squadra. Ora, sulla panchina della Reggina, il suo obiettivo è limpido e carico di passione: restituire alla città e ai tifosi tutto ciò che ha ricevuto, riportando la squadra in Serie C.

Con uno staff preparato e una squadra che condivide la sua visione, Trocini è pronto a lottare con ogni fibra per la promozione, affrontando con grinta e coraggio tutte le sfide che si presenteranno. Reggio Calabria, lo ha accolto a braccia aperte, e lui non ha intenzione di tradire la fiducia ricevuta. Il suo impegno è totale: portare la Reggina in Serie C, per ripagare l’affetto di una città che lo ha fatto sentire a casa.

Mister Trocini, una vita da allenatore a Reggio Calabria, una famiglia a Roma. Come riesce a conciliare la sua vita familiare con gli impegni professionali?

«Per me, avendo solo il lunedì libero, è davvero complicato salire a Roma. È difficile, davvero. Spesso sono i miei familiari a venire qui, a Reggio. Ho una famiglia incredibile: una moglie meravigliosa e due figlie che sono la mia vita. E devo ammettere che la cosa che mi manca di più, ogni giorno, è non poter stare con loro. Tornare a Roma per un solo giorno diventa un’impresa. Non è mai facile, però siamo una famiglia unita, davvero, e quella è la cosa che mi fa andare avanti. Se devo essere sincero, questa è l’unica parte del mio lavoro che non amo».

Mister Trapattoni è stato uno dei suoi allenatori, mentre compagni leggendari come Baggio e Vialli hanno influenzato non solo la sua visione del calcio, ma anche il suo approccio alla vita. In che modo?

«Erano uomini di grandissimo spessore, di grandissima personalità. Io ero molto giovane, un ragazzino aggregato alla prima squadra. Vivere con loro e nello spogliatoio è stato un grandissimo insegnamento. Ho sempre ascoltato quello che dicevano, perché non erano mai banali. Ha passato una vita nel calcio, anche come calciatore.»

Che tipo di attaccante era?
«Ero un attaccante molto promettente in giovane età. Ho fatto tutte le nazionali giovanili. Esordii in Serie B a 16 anni, e la Juventus mi comprò subito. Crescendo sono diventato uno dei tanti. Ho fatto una carriera in giro, ma non so dire per quale motivo non ho mantenuto le promesse. Ero un giocatore generoso, che si rompeva la schiena per la squadra. Questo è stato il motivo per cui sono sempre stato ben voluto da tutti nei posti in cui ho giocato.»

Che ricordi ha della stagione magica con il Rende. Come ha influenzato la sua carriera?
«Ho preso una squadra che era penultima in classifica in Serie D, e ci salvammo con un finale di campionato strepitoso. In pochi anni arrivammo in Serie C, giocandoci i play off per la Serie B. È stato qualcosa di irripetibile per la dimensione della squadra e della società. Per me è stato l’inizio bellissimo, perché lavorare a casa in un ambiente familiare con poche risorse , ma tanta passione e competenze, ci ha permesso di fare un lavoro straordinario.»

Ormai Reggio Calabria è la sua seconda casa. Cosa rappresenta per lei il legame che ha creato con questa comunità?
Nella mia vita ho vissuto in diverse realtà per motivi professionali, ma a Reggio ho trovato un ambiente particolare, con persone che mi hanno supportato e fatto sentire integrato. Il legame con la Reggina è forte e l’affetto ricevuto è stato un fattore che ha arricchito la mia esperienza. Ho stabilito rapporti significativi con molte persone e questa connessione è una parte importante del mio percorso. Mister, quanto c'è di vero nel fatto che il caffè e le sigarette siano la sua "fuga" quotidiana? Ah, sì, bevo caffè in quantità industriali e, ovviamente, qualche sigaretta ogni tanto. Vorrei essere un po' più tranquillo, ma tra caffè e sigarette... è una lotta continua. Però, hey, magari a fine campionato ci provo a smettere.

Come le sono sembrate le parole degli ultras domenica, dopo la partita con il Paternò?
«Hanno veramente rappresentato un simbolo di forza collettiva che va oltre il calcio. La curva ha sempre rappresentato un simbolo di unità e forza incredibile e questo è qualcosa che noi, come squadra, sentiamo profondamente e viviamo ogni giorno. Vedere come la gente si è avvicinata a noi, percepire quell’abbraccio caloroso e sincero, è davvero la cosa più grande che possiamo vivere. È la prova che la tifoseria ha compreso che non siamo solo una squadra che gioca, ma una famiglia che si batte per regalare loro le emozioni che meritano. L'impegno dei ragazzi è totale e ogni sacrificio che facciamo è per loro, per quella passione condivisa che ci unisce».

Mister, se gli avversari da qui fino alla fine del campionato, affronteranno la Reggina e il Siracusa con lo stesso spirito del Paternò, sarà una corsa difficile per entrambe? 
«Siamo consapevoli che ogni partita è fondamentale e che non possiamo permetterci alcun passo falso. La differenza la farà la nostra capacità di rendere al massimo in ogni singolo incontro. È essenziale che la squadra sia motivata e pronta ad affrontare ogni gara con la giusta concentrazione, curando ogni minimo dettaglio. Allo stesso tempo, dovremo cercare di preparare al meglio ogni aspetto fisico e mentale. Solo così possiamo sperare di arrivare in fondo a questo percorso con successo».

Mister, in conferenza post Paternò ha parlato della necessità di avere dei "boscaioli" nei momenti giusti

«La squadra sta dimostrando di sapersi adattare a ogni tipo di avversario. Conferma? Si, la squadra sa adattarsi perfettamente alle varie situazioni che si presentano durante la partita. Questo è un grande merito della squadra. I giocatori, soprattutto quelli più importanti, sono un esempio, perché sono i primi a sporcarsi e a trascinare il gruppo. È un gruppo maturo, che sa cosa vuole, sa come comportarsi in campo e si sa divertire, ma al momento giusto sa anche dare tutto in battaglia. Questo è motivo di grande soddisfazione per me».

Come giudica l’incredibile crescita degli under nel gruppo? Cosa pensa che abbia fatto la differenza per il loro sviluppo così rapido e positivo in questa stagione?
«La crescita dei ragazzi è stata davvero impressionante. Se dovessi scegliere chi è migliorato di più, direi Lagonigro. Quando sono arrivato, abbiamo preso un rischio mettendo in campo un giovane che, pur avendo qualità, non aveva mai giocato con i grandi. Ma abbiamo creduto in lui e oggi posso dire senza esitazione che non vedo portieri under migliori di lui in questa categoria. Ha dimostrato un talento incredibile. Anche Giuliodori ha fatto un salto importante: mai giocato da terzino, ma è cresciuto tantissimo dal punto di vista difensivo e tattico. Ha fatto davvero bene. Vesprini, contro il Paternò, ha giocato una partita splendida, gestendo con grande maturità la pressione dell’avversario. Non avevo dubbi su di lui, è un ragazzo straordinario. Cham è un vero muro, solido e con una quantità incredibile di energia. Ma non voglio soffermarmi sui singoli, perché questo gruppo è davvero speciale. C’è una coesione che va oltre le individualità e questo è ciò che rende questa squadra unica».

Quanto è importante per lei avere uno staff così preparato e affiatato, che lavora costantemente sui dettagli?
«Lo staff rappresenta davvero uno degli elementi fondamentali del nostro successo. Senza il loro straordinario impegno e la loro dedizione, sarebbe impossibile raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Il mio secondo, Ginobili, insieme a Polito, lavorano con grande passione e precisione su ogni dettaglio, e il loro supporto è essenziale per il mio lavoro quotidiano. Voglio fare i complimenti a ciascuno di loro: al prof. Paolo Albino, che gestisce con grande professionalità il recupero e gli infortuni, al preparatore atletico prof. Lazzaro, sempre scrupoloso e attento ad ogni aspetto, e naturalmente a Pergolizzi Stefano, che è un valore immenso per la nostra squadra. La crescita di giocatori come Lagonigro è anche il risultato del suo impegno costante».

Mister, quante soddisfazioni le sta dando Barranco? Quando c'è da lottare non si tira mai indietro. E poi, il rientro di Grillo. Quanto può essere utile per questo finale di stagione?
«Al di là di quanto sia stato sottolineato da tutti, e ci tengo anch’io a dirlo, Barranco sta facendo un lavoro straordinario. La sua generosità in campo e il lavoro che mette a disposizione della squadra sono encomiabili. Parliamo comunque di un giocatore che ha segnato 10 gol, a cui ne sono stati annullati tre per fuorigioco e ne ha realizzati altri tre in Coppa Italia. Dal punto di vista realizzativo, la sua stagione è stata davvero ottima. E a questo, aggiungiamo il suo impegno costante per la squadra. Noi cerchiamo di mettere tutti i giocatori in condizione di segnare, e lui ha sposato questo concetto a pieno. Per quanto riguarda Grillo, ciò che mi ha colpito di più non è tanto la sua parte tecnica, che conoscevo già, dato che lo avevo affrontato in passato e sapevo che era un giocatore di categoria. Grillo ha sempre giocato in Serie C e ha anche avuto esperienze in Serie B, quindi è un calciatore di un livello importante. Quello che mi ha sorpreso positivamente è la velocità con cui si è adattato al nostro gioco. Ha capito subito cosa gli chiedevo, ha assimilato la parte tattica e si è messo completamente a disposizione della squadra. Ci ha offerto grandi alternative, essendo in grado di rifinire, calciare in porta, velocizzare il gioco quando serve e rallentarlo al momento giusto. È un giocatore di qualità, un calciatore che ha azzeccato in pieno la sua integrità nel gruppo».

Come procede il recupero di Salandria?
«Ciccio Salandria sta seguendo un percorso di riabilitazione perché ha giocato un po' di tempo con una caviglia in disordine, adesso si sta curando perché non poteva continuare ad andarci su. Quindi penso che dopo la sosta sarà a disposizione come giocatore».

Mister a che punto siamo con il rinnovo del contratto? Ha già incontrato la società?
«La mia attenzione in questo momento è completamente focalizzata sulle sfide che ci attendono, in particolare sulla partita contro l'Akragas. Siamo tutti concentrati a raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati, lavorando al massimo in ogni allenamento e in ogni partita. La programmazione per la prossima stagione è una decisione che spetta alla società. Tuttavia, voglio sottolineare con forza quanto sia un onore e una grande soddisfazione allenare questa squadra. I ragazzi stanno dando tutto, mostrando una dedizione incredibile, e io sono immensamente fiero di lavorare con loro. Il mio legame con Reggio Calabria, la città e i tifosi è forte, ma ora la priorità sono le prossime otto partite. Saremo determinati e non risparmieremo energie per ottenere ciò che ci siamo prefissati. Poi, quando sarà il momento, si vedrà. Per me Reggio Calabria è casa».

Ha qualche gesto o rito scaramantico che lo aiuti nei momenti di difficoltà? Qual è il suo modo di mantenere la calma nelle situazioni più tese?
«Prima di dirigermi allo stadio per la partita, l'ultima cosa che faccio è sempre una telefonata veloce a mia moglie e alle mie due figlie. È un gesto che ormai è diventato una sorta di rituale, non so se per scaramanzia o semplicemente per il desiderio di sentirli prima di immergermi completamente nella partita. Questo è qualcosa che faccio sempre, è il mio momento di tranquillità prima di tuffarmi nel vortice della competizione. La domenica, però, la tensione è davvero forte. Sono nervosissimo, mi dà fastidio tutto, anche guardarmi allo specchio. Poi, quando l'arbitro fischia l'inizio della partita, tutto cambia. Divento completamente concentrato, calmo e sereno, e la mia attenzione è tutta rivolta alla gara. Non mi lascio mai sopraffare dalla pressione, non perdo la calma. Una volta che la partita inizia, sono totalmente immerso in essa».

Cosa rende Reggio Calabria un posto così speciale per lei, al di là del lavoro e della squadra?
«La città mi ha davvero conquistato. La cosa che amo di più è la calma che trovo nelle prime ore del mattino, quando la città è ancora silenziosa. Mi piace fare una passeggiata sul lungomare, soprattutto nelle prime ore del mattino, quando il mare è calmo e l'aria è fresca. Ogni tanto vado anche lungo il corso Garibaldi, ma la verità è che, quando non ho impegni urgenti, la mia vera passione è stare a casa. È il mio rifugio, il luogo dove posso dedicarmi al lavoro, guardare partite, e dove il mio staff viene spesso a confrontarsi con me. Vivo in centro, e anche se non sono un tipo da vita mondana, mi piace fermarmi al bar del capitano, dove mi sento davvero a casa. Non sono uno che ama uscire molto, ma c'è una cosa che non manca mai nella mia settimana: una buona pizza, sempre nello stesso posto, perché quando trovo un angolo che mi fa sentire a mio agio, non lo cambio. Anche se ci fossero alternative migliori, la routine che mi dà serenità è qualcosa che apprezzo davvero. Reggio è così, una città che ti entra nel cuore».

Mister, una promessa per i tifosi?
«Posso garantirlo con tutto me stesso: noi lotteremo fino all'ultimo secondo dell'ultima partita, senza mai arrenderci, per portare questa squadra fuori da questa categoria. È una promessa che faccio a tutti, a me stesso, ai miei giocatori, e soprattutto ai tifosi che ci stanno supportando con tanto amore e passione. Non c'è nulla che ci farà fermare, perché siamo uniti da un legame che va oltre il calcio, da un amore per questa maglia e per questa città che ci spinge a dare sempre il massimo».