Un anno dopo, la situazione dei campi di calcio per la Reggina rimane difficile. Sia il manto erboso del Granillo che quello del Sant’Agata, ad oggi, si presentano ingialliti e ben lontani da quelli dei giorni migliori. Un problema atavico, che si ripropone anno dopo anno: nessuno ha dimenticato le gigantesche problematiche della stagione scorsa, in cui la sfida col Monza della prima giornata rischiò di non disputarsi per le condizioni dello stadio di Viale Galilei.

Nel torneo concluso a maggio scorso, infatti, il manto erboso del Granillo fu classificato come ultimo per qualità dell’intera Lega B. Un aspetto su cui in serie cadetta si presta sempre più attenzione, come dimostrato dai premi in denaro assegnati per la graduatoria del concorso “Miglior Campo”. 

Granillo

Lo stadio, per il quale Palazzo San Giorgio ha ribadito che la cura del campo risulti a carico del club ora di Felice Saladini, è apparso ingiallito già dalla conferenza stampa di presentazione del Presidente Marcello Cardona. Le condizioni, anche in virtù del grande caldo che sta attanagliando la città, peggiorano giorno dopo giorno. Ed il primo impegno ufficiale che si terrà al Granillo (ragionevolmente la seconda giornata della Serie B 2022/23) è distante una cinquantina di giorni.

In realtà, come detto, quello dello stadio è un problema ricorrente. L’anno scorso, dopo la rizollatura eseguita fra le sfide contro Monza e Ternana, si è scoperto che il sistema di irrigazione non è sufficiente a idratare il campo nei periodi di massimo calore. Per rifarlo, si dovrebbe smontare il campo: una spesa non da poco che, però, costringe a manutenzioni straordinarie nei mesi estivi che divengono altrettanto costose. 

Sant’Agata

Anche i manti erbosi del Centro Sportivo non sono in buone condizioni. I primi due, sui quali si allena abitualmente la prima squadra, sono nuovamente ingialliti. Il terzo, su cui di solito di allena il settore giovanile, è in erba sintetica. Da diverso tempo, però, sarebbe da operare una sostituzione del tappeto sintetico: i costi si aggirano sui 300mila euro. 

Una situazione che rende difficile l’opportunità di sfruttare il Sant’Agata per il ritiro estivo, nonostante l’importanza della struttura, dotata di foresteria, sale riunioni e sede del club. Un autogol clamoroso che la nuova proprietà è chiamata ad evitare.