FOTO E VIDEO | Nove anni con i pitagorici tra anni 60 e 70, il centrocampista classe 1943 regala sorrisi e positività nonostante l'attuale momento critico dei rossoblù: «Noi calciatori di quel tempo, avremmo giocato anche sui carboni ardenti»
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Dal 1967, allenatore Pasquale Morisco con presidente Francesco Pizzuti, al 1976, passando per la presidenza Campagna ed arrivando a quella disgraziata di Domenico Merigliano con allenatore Gianni Corelli dopo aver avuto Vinicio Viani, Domenico Pulvirenti e Francesco Lamberti.
Pier Nicola Virgili è così che ha legato indelebilmente la sua carriera di centrocampista e poi libero e capitano dell’allora U.S. Crotone, ma anche sposandosi e diventando padre nella città pitagorica. Nato a Grottammare in provincia di Ascoli Piceno nel 1943, militare assieme a Gianni Rivera, ancora oggi mantiene, ad 80 compiuti a novembre scorso, la stessa genuinità che lo fa emozionare con il contegno dei gentiluomini, quando gli chiediamo di condividere ricordi per confrontarli con il calcio di oggi.
Il suo legame affettivo a Crotone lo dimostrò anche subito dopo il termine della carriera da calciatore quando dopo qualche anno ritorna da vice allenatore nella parentesi più buia degli anni della retrocessione in serie D per una dirigenza che avrebbe poi conosciuto il fallimento, lui che aveva militato sempre in C, dopo aver anche accarezzato la serie cadetta (nel 1976) sfumata per il doppio confronto perso contro il Bari vittorioso per 3-2 sia all'andata che al ritorno, nonostante alcune vittorie di rilievo, ad esempio il successo nel derby contro la Reggina per 2-1 grazie alla doppietta di Tonino Natale: «Non sarei mai voluto andare via da Crotone -ci dice subito Capitan Virgili, perché capitani si rimane per sempre- ed ovviamente non solo per il legame ancora fortissimo alla famiglia di mia moglie Adriana crotonese doc».
E parla volentieri ed in positivo, ovviamente, del Crotone di oggi che è venuto a vedere contro la Casertana allo Scida e che rammenta con l’aneddoto di un calcio di rigore che proprio lui sbagliò anche perché era appena nata sua figlia Lucia che era ancora, assieme alla madre, nell’ospedale San Giovanni di Dio, le cui finestre insistono proprio sulla gradinata dello Stadio. «Quanto è bello il manto erboso dello Scida, se lo avessimo avuto noi un campo così - ci dice prima di accendere la telecamera- ma noi calciatori di quel tempo, avremmo giocato anche sui carboni ardenti, tanto fuoco avevamo noi dentro, perché scendevamo in campo per quell’amore del pallone che poi diventava simbiosi con la maglia, tanto che firmavo i contratti senza mai vedere gli importi, che non erano certo quelli di oggi».
Mentre parla ai nostri microfoni nel pre gara, non sa ancora che finirà proprio come 48 anni prima a reti bianche, che le occasioni sfumate che vive con trepidazione dalla testa di Gomez e dai piedi di Tumminello gli regalano comunque la bellezza di un calcio che seppur è cambiato profondamente, sul rettangolo di gioco, vede comunque 22 uomini in calzoncini rincorrere un pallone per emozionare gli spettatori. «Anche se il Crotone non sta andando troppo bene e ci sto male -ci dice Virgili con gli occhi vispi di chi sapeva leggere un passaggio prima degli altri - forse facendo i play off partendo da sotto, può trovare quel piccolo vantaggio che non ha avuto l’anno scorso arrivando secondo, quando ha smesso di giocare per un mese perdendo la condizione».
Michael Jordan, probabilmente il più forte cestista di sempre, raccontò dettagliatamente: «Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto».
Pier Nicola Virgili raccontandoci l’aneddoto del rigore sbagliato da neo papà, forse, questo ci lascia in questo bellissimo déjà vu: potremo anche continuare a vivere qualche stagione negativa, ma ci saranno sempre Virgili pronti a porgerci una mano di conforto e, soprattutto, di prospettiva; che in qualsiasi categoria saremo chiamati a misurarci, si potranno comunque scorgere cieli sempre più blu.