Piano piano le cronache pallonare stanno sostituendo quelle giudiziarie. Ripartenza dura, ma il nuovo club sta provando a fare il meglio possibile. Attesi in giornata diversi annunci di nuovi acquisti
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Eppur si intravede la normalità, nell’anormalità. La LFA Reggio Calabria, per noi nuova Reggina o, più semplicemente, Reggina, si muove. Si muove con calma, senza lasciarsi travolgere dagli isterismi di una città che, negli ultimi quindi giorni, ha dato il peggio di se stessa. Il neonato club ha affrontato a testa alta la vagonata di polemiche che le sono, anche abbastanza ingenerosamente, piovute addosso.
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Errori, correzioni e atti
Minniti e company hanno capito l’errore fatto sulla denominazione, l’hanno modificato; hanno sfornato un logo rispettoso e attinente alla tradizione; hanno iniziato la campagna acquisti con dei colpi di tutto rispetto per la Serie D. Se basterà per vincere il campionato non è dato saperlo: il calcio non è scienza esatta e questa stagione sarà ben lontana dall’essere normale, prima di tutto per la categoria e per i ritardo con i quali la Reggina sta partendo.
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C’è un fatto, oggettivo e insindacabile: al netto di chi ha gridato allo scandalo dal primo momento, questo club si sta muovendo, cercando di fare le cose al meglio delle proprie possibilità. Cosa si dovrebbe fare in cambio? Sostenere questo nuovo corso, vigilando attentamente che non si incappi nel disastro delle ultime due gestioni.
L’anormale normalità
Nel frattempo, in parte, permetteteci di dire che ci si gode questa anormale normalità. Dopo mesi di fatti esclusivamente giuridici, a Reggio Calabria si è tornato a parlare di calcio. Non ancora quello giocato: arriverà fra poco, probabilmente non a San Luca, la cui trasferta dovrebbe essere rinviata.
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Ma il discutere di nuovo di nuovi acquisti (in giornata sono previsti almeno altri cinque o sei annunci, se non di più), ipotesi di schieramenti tattici, avversari (non giuridici) da fronteggiare sta rimettendo le cose al proprio posto. Certo, il prezzo da pagare è stato altissimo e la perdita della Serie B è una ferita che mai si rimarginerà, per le modalità, l’onta e la lunga diatriba che ha portato all’estromissione dai professionisti.
Ma, in parte, qualcosa di buono c’è ed è la dignità della ripartenza in atto.