Ha percorso ancora una volta gli oltre 900 chilometri che separano Argenta (Ferrara), la città in cui vive, da Cosenza. Donata Bergamini sorella del mai dimenticato Denis, il biondo centrocampista che ha indossato la maglia numero 8 rossoblù per cinque stagioni dall'estate del 1985 al tragico 18 novembre 1989, è tornata al Marulla per ricevere l'affetto e il calore del popolo cosentino. Sulla vicenda della morte, trentaquattro anni dopo, è in corso al Tribunale di Cosenza il processo.

A poche ore dal compleanno di Denis (domani avrebbe compiuto 61 anni) la "sorella coraggio" è stata ospite ieri del presidente Eugenio Guarascio in occasione della gara di Serie B contro il Sudtirol di Bisoli. Donata dal 2009, anno di nascita dell'Associazione Verità per Denis, il lungo viaggio per la Calabria lo ha percorso centinaia di volte con l'amore verso la squadra e i colori rossoblù che è cresciuto in maniera esponenziale.

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La sorella di Denis indossava una maglia bianca con il volto del fratello ed è stata accolta dal presidente Guarascio con una composizione di fiori rossoblù, colori che fanno parte della vita della famiglia del centrocampista che perse la vita lungo la SS106 nei pressi di Roseto Capo Spulico.

I colori e la religione di un popolo che ha Denis tra i suoi "Santi" più amati. Nel mondo del "pallone" italico si chiamano bandiere che nel calcio moderno sono ormai sbiadite. Non nel caso di Denis Bergamini con la sorella Donata che prima di lasciare il terreno di gioco del Marulla ha inteso percorrere un giro di campo per ringraziare tifosi e società. Da brividi la sosta sotto la Curva Sud che porta il nome del fratello, dove da anni campeggia la scritta "La nostra Storia, Bergamini, la nostra Bandiera", e sotto la Curva Nord travolta dall'amore smisurato degli ultrà rossoblù. Un amore che ha portato lo stesso presidente Guarascio al ritorno in Serie B nel 2018 di decidere il ritiro della maglia numero 8 "fino al raggiungimento della verità e della giustizia".

In uno stadio dove Denis ha lasciato un grande ricordo per la sua educazione e il suo rispetto, uno stadio dove ha segnato gol importanti e conquistato successi sportivi, ancora una volta è arrivata la conferma che "le Bandiere non muoiono mai". [Foto Francesco Spina]