È un bel giorno a Reggio Calabria. Sfidiamo chiunque sia tifoso della Reggina, oggi, a smettere di pensare alla notte del Granillo senza sorridere. Riavvolgiamo il nastro: Reggina-Ascoli è in corso. Il cronometro segna 93:26, il punteggio è 0-0. I playoff stanno sfumando nel modo più amaro, dopo mesi condotti fra le prime otto del torneo. Lo stadio freme, Luigi Canotto riceve il pallone. L'esterno non ha obiettivamente giocato una buona partita, la ricezione del passaggio di Galabinov ha il sapore dell'ultimissima speranza. Canotto guarda la porta e la cerca, trovando una traiettoria che spedisce in paradiso la Reggina.

È il gol del più amaranto fra gli amaranto, di un ragazzo cresciuto con quel colore addosso, che si lascia andare alle lacrime. Un amore che si sublima in maniera toccante. I fotogrammi si imprimono nella mente. La corsa dell'autore del gol, il ruggito di gioia della Curva Sud, un Pippo Inzaghi impazzito di gioia, il sorriso di Felice Saladini. Quanto accaduto restituisce a chi ama questi colori le amarezze e i bocconi amari degli ultimi 24 mesi. Le penalizzazioni, i deferimenti, le sconfitte, spesso in serie: tutto evapora di fronte al cuoio del pallone che impatta il cotone della rete alle spalle del portiere ascolano. Perché, in fondo, è questo ciò per cui amiamo il calcio, per cui si tifa, per cui si soffre e ci si dispera.

Il momento del tiro vincente scoccato da Luigi Canotto

Dodici anni dopo

La Reggina farà i playoff per la Serie A dopo 12 anni e con pieno merito. Perché sì, il girone di ritorno sarà stato molto meno brillante, la penalizzazione (si spera finalmente l'ultima) è una macchia che fa storcere il naso, ci sono delle questioni tecniche e societarie in ballo. Ma Inzaghi e questi ragazzi, arrivati in condizioni precarie al finale di stagione, hanno gettato il cuore oltre l'ostacolo. Più forti del -5, delle squalifiche, dei tanti infortuni: hanno vinto all'ultimo sospiro della partita decisiva più importante e andranno a Bolzano. A divertirsi, lo sottolineiamo: anche se si dovesse uscire col Südtirol, la stagione rimarrebbe ottima. Le analisi finali le lasciamo per il triplice fischio del cammino che, fortunatamente, avrà ancora almeno un'altra tappa.

Giusto soffermarsi, invece, su quanto visto ieri. Una squadra, come detto, abbastanza sulle gambe: Rivas si è fatto male praticamente subito, Camporese verso la fine del match. Galabinov è entrato a gara in corso con pochissimi minuti in stagione, eppure è stato decisivo. Così come Fabbian: un buon 30% del gol di Canotto è merito dello straordinario centrocampista classe 2003, che rovescia un passaggio impossibile e spalanca l'autostrada dei playoff. Bene Di Chiara, tornato nella sua versione migliore, così come Contini, che sembra stia trovando la giusta fiducia, ed Hernani che si conferma leader.

Ma, ancora una volta, il capolavoro lo fa Pippo Inzaghi. Il mister, quest'anno, non è stato esente da errori. A volte impulsivo, a volte timoroso. Ha perso partite che poteva tranquillamente vincere (Cosenza e Cittadella) ma ha sempre tenuto uniti i suoi ragazzi, anche quando da fuori (e da dentro) soffiavano venti di guerra. Nel momento peggiori ha fatto preso critiche, anche qui e anche pesanti. Alla fine, però si è preso il giusto abbraccio, quello di una gente che, vada come vada, gli sarà sempre grata.

La curva Sud durante Reggina-Ascoli

Bolzano

Bravo, poi, anche Felice Saladini. Della vicenda penalizzazione se n'è parlato a sufficienza, non è appropriato dilungarsi oggi. Come fece Lillo Foti, con le dovute proporzioni, porta la squadra a destinazione nonostante la penalizzazione. Non solo a livello sportivo: i giorni passano e si avvicina, oltre agli spareggi promozione, quella che potrebbe essere la vittoria più importante: l'omologa del Tribunale di Reggio Calabria sul concordato per la ristrutturazione dei debiti. Le sue parole sono rassicuranti, sebbene per il futuro si dovrà stare molto, molto attenti alle scelte che si dovranno fare quando le bocce si fermeranno. Perché, come ci insegna la Serie B, per un anno che fai i playoff, ce ne uno successivo in cui rischi di andar giù: chiedere, per info, a Brescia, Benevento e Perugia, che nel 2021/22 esultavano e oggi piangono. Qualcosa, è evidente, va corretta con grande coraggio, per migliorare ancora un progetto vincente nel suo primo anno.

Adesso, Bolzano. Il resto conta poco, Reggio si prepara di nuovo a sognare. Forte della libertà e della consapevolezza di non aver nulla da perdere, inebriata dall'entusiasmo che soltanto certe notti ti sanno dare. Un gol decisivo al 94°, del resto, è un segno del destino, un messaggio a chiare lettere di quello che Inzaghi ha definito Dio del calcio. Oltre a rappresentare, ovviamente, ciò per cui si amano questi colori.  (Foto Valentina Giannettoni)