Il club ha ottenuto il piano di rateizzazione dal tribunale sfruttando una norma del Decreto salva aziende, il ministro dello Sport e il presidente della Figc hanno mostrato grandi perplessità perché la vicenda rappresenta ora un precedente e altre squadre potrebbero usare la stessa strategia
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C'è odore di Legge Bosman. La sentenza del Tribunale di Reggio Calabria, che ha concesso l'omologa al concordato della Reggina, è un fatto storico, destinato - come spesso è stato detto nei mesi precedenti - a fare scuola. Gli amaranto hanno ottenuto il via libera sul piano di rientro dei 23 milioni di debiti, di cui oltre la metà sono stati stralciati, utilizzando il Decreto salva aziende. Una mossa completamente legale, magistralmente condotta da Felice Saladini, Marcello Cardona e l’intero team legale che ha supportato la Reggina.
E se molti, da Brescia a Perugia, erano convinti che tale piano potesse finire in fumo, alla fine il Tribunale di Reggio Calabria ha dato il via libera. Fra coloro, però, che evidentemente erano convinti che il concordato proposto dal club non fosse meritevole di approvazione ci sono due delle più alte cariche sportive d’Italia. Da un lato Andrea Abodi, Ministro dello Sport, e dall’altro Gabriele Gravina, presidente della Figc. Le loro parole, buffamente simultanee, hanno smascherato la speranza che il concordato della Reggina venisse bocciato dal Tribunale. Perché? Perché evidentemente l’approvazione del piano - considerando la mole dei debiti stralciati - costituisce un grosso problema per Stato e Federazione, resesi finalmente conto della profonda (e per certi versi pericolosa) incongruenza fra la legge giustamente sfruttata dalla Reggina e l’ordinamento sportivo.
Colpe? Non della Reggina
Ma non è certo colpa della società dello Stretto se tale legge è stata creata e messa a disposizione delle squadre sportive, permettendo alla Reggina, questo va ammesso, di creare un precedente importante e per certi versi pericoloso. Sì, pericoloso: di fatto, infatti, il Tribunale ha condonato agli amaranto oltre dieci milioni di tasse non versate. Cosa accadrebbe se già a partire dalla prossima stagione le squadre di A, B e C iniziassero a non pagare gli oneri contributivi e presentassero poi un piano di rientro come quello della Reggina? Semplicemente il caos: il sistema calcio si ritroverebbe in una condizione di estrema anarchia dal punto di vista finanziario. Del resto, gli amaranto hanno evitato il fallimento, cosa che potrebbero fare tutti in futuro.
Tuttavia, però, Abodi e Gravina avrebbero anche potuto pensarci prima dell’omologa del concordato. Le loro dichiarazioni tradiscono la paura profonda di quello che potrà accadere nel prossimo futuro nel mondo dello sport. Un universo messo a nudo dalla Reggina e dal suo team legale in maniera, lo ribadiamo ancora, assolutamente in linea con quella che è una normativa di Stato, piaccia o meno, vigente.
Perfezione necessaria
Adesso la Reggina ha una sola missione: chiudere la pratica relativa all’iscrizione. La domanda degli amaranto verrà analizzata con la massima attenzione da parte di Figc e Covisoc: anche solo un minimo errore potrebbe rappresentare una buona motivazione per creare dei problemi a una società divenuta evidentemente scomoda.
Ragion per cui, lo sottolineiamo ancora, nel presentare la documentazione per la partecipazione al campionato di Serie B 2023/24 si dovrà essere inattaccabili. Del resto, negli anni, alcune esclusioni - dall’Avellino al Chievo - sono ancora oggetto di dibattito, con tante ombre sulla scelta federale di tagliare società storiche del nostro calcio.
Voci e novità
A tal proposito, sempre più fondamenta hanno le voci sugli interessi imprenditoriali verso la Reggina. Felice Saladini e Angelo Ferraro, che hanno fatto un capolavoro gestionale, stanno ponderando la situazione, alla luce di un concordato che permette alla società di essere appetibile come non mai. Ci sono stati degli incontri, novità a stretto giro di posta non sono da escludere. Sempre tenendo presente il meritato ringraziamento che la tifoseria dovrebbe rivolgere a questa gestione che, di fatto, è riuscita in un miracolo economico senza precedenti.