È arrivato rampante Emilio Longo: quasi 51 anni con zero carriera da calciatore come uno dei suoi maestri studiati Arrigo Sacchi, panchine cercate e trovate in 25 anni di faticoso rastrellamento di esperienze (anche da vice, tra gli altri di Gautieri) con buonissime esperienze in serie D, un libro scritto sul sistema di gioco (Solidità difensiva il titolo) con un dignitoso riscontro editoriale, una app di gestione dei calciatori presentata nella tesi a Coverciano valutata 110 e lode, e il grande sogno di approdare nel calcio professionistico dove con la favola dello zio d’America Picerno, ha disputato due buonissimi campionati nel girone sud di serie C, culminati con il passaggio del primo turno play off (già risultato importante per la piccola realtà lucana), contro proprio il Crotone dello scorso anno, che pensa di poter ripartire dai sogni di questo “personaggio” che pare disegnato da uno di quei cartoni animati vintage, pronti a prendere forma e vincere le sfide più ardue da underdog.

«Vi ringrazio per la presenza, per le domande, per questo nuovo inizio che per me è un punto di arrivo, non un trampolino per altro». Conferma di essere subito uno che studia citando Alcmeone, Pitagora e Rino Gaetano ed accettando di buon grado anche la nomea di secchione, Emilio Longo sbarcato mediaticamente alla corte dei Vrenna a Crotone per guidare la compagine rossoblù, nel nuovo progetto giovane, dopo più di quasi 30 anni di carriera da allenatore che solo negli ultimi due, a Picerno, lo ha visto misurarsi tra i professionisti.

«Ringrazio Picerno che mi ha permesso di essere qua, vorrei da subito un rapporto franco con voi e con la piazza, credo nel progetto di squadra, preferisco un piazzamento a 4 dietro ma che sia capace di modularsi alle differenze degli avversari che, in fase di possesso, ti obbligano a cercare la verticalità in modo diverso, in funzione di come cercano di venirti a prendere piuttosto che attendere».

È anche consapevole di vivere questa esperienza con un livello di maturità emotiva diversa da quella di qualche anno fa «non mi dispiace la definizione di secchione nel senso della cultura del lavoro e mi emoziona oggi il fatto che mi facciate pensare che sono più gli anni trascorsi sui campi ad allenare che non quelli senza questo lavoro». E da esperto e cercatore delle alchimie non solo tattiche, ma anche umane, conferma che prima di arrivare, lo ha affascinato il pensiero di ripercorrere i luoghi che fecero scoprire ad Alcmeone che la testa comanda l’efficacia e l’efficienza del corpo: «Oggi è patrimonio anche di questo sport che le motivazioni rendono più immediate le letture dei gps oltre i numeri - facendo un esempio – confermandovi che cercheremo sempre di andare ad aggredire sempre alti, probabilmente non troverò miei calciatori che hanno percorso tantissimi chilometri, dunque nella lettura dei dati c’è sempre da elaborare la qualità delle risposte rispetto a cosa si intende per bel gioco e, soprattutto, cosa viene chiesto ad ogni singolo calciatore».

«Se mai qualcuno capirà sarà senz’altro un altro come me - specifica a chi gli chiede se il risultato sia più importante del gioco e di come lo si ricerca, andando ancora più nel concreto – non sarò coerente con un mio calciatore se dopo un errore lo mando in panchina, così come se giocheremo bassi per tre quarti di gara, non sarò coerente con voi se verrò poi in conferenza a raccontarvi scuse dopo che vi ho detto che cerchieremo sempre di aggredire gli avversari, così come oggi il Presidente dice delle cose, ma se dopo tre pareggi e comunque buone prestazione dove i dati confermano che abbiamo cercato di vincere più degli avversari, dovesse interrompere il rapporto di lavoro».

Ed il presidente Gianni Vrenna che oggi compie gli anni cerca sempre di essere sintetico e pratico nelle risposte «Dopo più di 30 anni di calcio con 3 di serie A e 14 di serie B vogliamo tornare a fare buon calcio e far divertire il popolo crotonese, senza l’assillo di vincere il campionato, così riapprezzeremo che questa categoria, per la piazza, non è una colpa, anzi» e quando gli si chiede «ma lo scorso anno si è divertito, Presidente?» lui lapidario risponde: «No»