Venticinque anni addietro fra i protagonisti di una cavalcata vincente nel piccolo centro del Vibonese, con una squadra allestita da Massimo Mirabelli per il campionato di Promozione
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Ha fatto un certo effetto rivederli assieme. Ed ha fatto un certo effetto rivederli assieme a San Calogero, laddove hanno scritto una delle pagine più esaltanti della propria carriera e del calcio dilettantistico calabrese. Costantino Arlotta e Massimiliano Longobardi appartengono al calcio di una volta, quello degli anni ’90, senza web e tv, dove già avere una foto era un miracolo!
Era, il loro, un calcio di colpi in campo e di scontri “sanguinosi” sul rettangolo di gioco. Era, il loro, un calcio dove il campionato di Promozione era di un livello nettamente superiore all’attuale. Ed è proprio in questa categoria che assieme ad altri compagni di valore diedero vita ad una gran bella avventura, fra le tante che hanno collezionato nella propria carriera.
Una promozione a suon di record
Quel San Calogero fece parlare di sé un po’ ovunque. Tredici vittorie nelle prime tredici gare di campionato. Il primo gol subito da Moscato alla 9ª giornata. Girone di andata concluso con 14 successi e 1 pareggio e appena tre reti incassate. La prima sconfitta subita alla 20ª (0-1 a Polistena, rete del compianto Ciccio Zerbi). Ben 15 partite su 30 terminate con almeno tre gol all’attivo. Promozione matematica a tre giornate dalla fine solo perché il Capo Vaticano di Mimmo Varrà ha tenuto testa ad una corazzata in grado di sbalordire l’Italia pallonara a suon di gol (79), vittorie (25) e di record (15 nel girone). Davvero tanta roba per un paese di circa 4mila abitanti.
Il deus ex machina
Quella squadra avrebbe vinto anche in Eccellenza e avrebbe fatto la sua figura anche in Serie D. A costruirla, per la Promozione, fu Massimiliano Mirabelli, che prese il meglio e lo portò a San Calogero. Era il San Calogero di Moscato e di De Rose, dei due Malieni, Maglione e Grillo. E poi di Mimmo Licandro (24 reti e re dei bomber), Giovanni Arcidiacono (per quella che è stata l’ennesima promozione in carriera), Scalzo e Latella, ma anche dei vari De Maio, Cuccaro, Taverna, Carrozza, Ficarra, Galati e dei giovanissimi Stagno, Romano, Zappia, Zinnà, Bevilacqua, Contartese. Ed era, ovviamente, anche il San Calogero di Costantino Arlotta e di Massimiliano Longobardi.
Presente e passato
In occasione della recente gara di Prima categoria fra il San Calogero e la Vigor 1919 si sono ritrovati, assieme all’amico Grillo, a vedere la partita e allora è stato normale fare un tuffo nel passato, in una piazza dove vengono ancora ricordati con tanto affetto. Hanno scritto pagine e pagine di storia del calcio calabrese. Longobardi correva ovunque. Il classico sette polmoni. Quando pensavi di averlo superato, te lo ritrovavi puntualmente al fianco, a darti fastidio. Uno così ha sempre fatto le fortune degli allenatori e dei compagni, anche perché correva per due. Quanti palloni recuperati! Quanti salvataggi! Quanta corsa!
Costantino Arlotta magari correva un po’ di meno (anche negli allenamenti!), ma faceva correre il pallone. Ampia visione di gioco, piede magico, velenoso e micidiale sui calci da fermo. Quante punizioni vincenti! Quanti angoli pennellati per i compagni! Quanti assist! Ha fatto le fortune di tanti centravanti, che imbeccava alla perfezione. Arlotta e Longobardi, due grandi del calcio calabrese. Due in grado di contribuire e rendere grande anche il “piccolo” San Calogero. Vederli seduti assieme sulla tribuna dello stadio ha fatto sicuramente un certo effetto. È stato naturale fare un tutto nel passato, per ricordarne le gesta, per rammentare quella bella impresa e per ricordarsi che è stata anche una fortuna averli visti giocare.