Si è tenuta questa mattina all'istituto Pertini di Crotone la seconda edizione della manifestazione “Insieme con l'educazione fisica e sportiva si vince la vita”, organizzata dall'Ufficio Scolastico Regonale, dedicata allo sport per gli alunni disabili delle scuole della provincia. Nella palestra dell'istituto sono stati allestiti i vari campi di gioco, come il sittin-volley, il minibasket, il pingpong e un percorso motorio.

«È un'attività extrascolastica – ha dichiarato Santino Mariano dell'ufficio scolastico provinciale – che tende a coinvolgere anche i ragazzi disabili. Stiamo organizzando manifestazioni simili affinchè la scuola sia sempre di più inclusiva, e che risponda alle esigenze di tutti i ragazzi. Quando dico tutti, si intende tutti, senza fare distinzione tra ragazzi di serie a e di serie b. Probabilmente ci sarà molto da fare, ma questa iniziativa serve proprio a stimolare principalmente il mondo della scuola, ma anche le istituzioni affinchè si venga sempre di più incontro alle esigenze di questi ragazzi speciali».

La giornata ha visto anche la partecipazione di una delegazione della Nazionale Italiana di Calcio Amputati, i quali hanno voluto portare ai ragazzi un messaggio importante e raccontando le storie di vita. Un passato non facile, ma che, grazie allo sport, ha consentito loro di ricominciare a vivere senza doversi nascondere.

 

Tra i tesserati c'è anche un ragazzo di Crotone, Marcello Cirisano, cresciuto nel quartiere di Papanice. «Questa passione è nata grazie a mio zio – ha raccontato ai nostri microfoni – il quale mi ha fatto conoscere questa realtà calcistica, spingendomi a provare a giocare a calcio con le stampelle. Lo scorso novembre ho fatto il provino a Lecce, il mister mi ha notato, e mi hanno detto di si. Tra l'altro, io ho perso il piede destro, il mio piede principale, e adesso sto adattando il sinistro. Ai ragazzi vorrei dire di non mollare mai: all'inizio non volevo perdere la gamba, ho pensato anche al suicidio, ma poi ho trovato il calcio. Provengo da una famiglia di disabili, i miei genitori sono sordomuti, mia sorella è down; la mia sofferenza è stata quella di non dover far pesare ai miei genitori la mia condizione, poiché hanno già i loro problemi».

Storie simili sono state raccontate anche dagli altri ragazzi della Nazionale che hanno fatto anche commuovere: giovani e meno giovani che si sono ritrovati persi, accusando un dolore atroce per la perdita di arto, ma che hanno ricominciato a vivere grazie allo sport.