Un giovane calciatore messinese si rivolge alla magistratura: il legale ha presentato denuncia contro il presidente Guarascio per essere stato allontanato dagli allenamenti e dal convitto
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Tanto talento, ma anche una situazione familiare difficile. Quel padre implicato a Messina in fatti di mafia, a quanto pare, avrebbe complicato la carriera calcistica di P.J.S. O meglio, l’avrebbe resa complicata una volta approdato al Cosenza. Già, perché il giovane messinese, classe 2003, si è ritrovato suo malgrado in una vicenda che avrà le sue conseguenze in ambito giudiziario.
Prima di andare al punto “critico” raccontiamo la sua breve storia da giovane e talentuoso calciatore, iniziata da piccolino nel Messina Sud, per approdare poi al Catania. Da qui il passaggio al Città di Messina, società dilettantistica per esordire poi in prima squadra nel Messina Fc in Serie D. In questa categoria gioca anche nel Licata, ma a dicembre del 2020 arriva la chiamata dal Cosenza. Si aprono le porte della Serie B. Nel frattempo il padre è implicato a Messina in fatti di mafia.
Ed è questo l’aspetto che complica la situazione. Una situazione composta da emarginazione e dall’esclusione dagli allenamenti. Almeno ciò è quanto emerge dalla denuncia presentata dall’avvocato Salvatore Silvestro alla Procura di Cosenza, nei confronti del presidente Eugenio Guarascio, legale rappresentante del Cosenza. In sostanza il ragazzo (ancora minorenne) e la madre, sostengono che nelle ultime settimane il giovane calciatore sostanzialmente è stato emarginato dal resto della squadra, proprio per il suo cognome pesante, anche se lui non è minimamente coinvolto in contesti delinquenziali. Da qui l’esclusione dagli allenamenti e la mancata convocazione per disputare le gare ufficiali. E poi il definitivo allontanamento dal Cosenza, costretto anche a lasciare il convitto nel quale risiedeva.
Adesso sarà la magistratura a chiarire ogni singolo aspetto.