Cresciuto nel settore giovanile della Reggina e dopo tante magie con le maglie di Gallico, Palmese, San Luca e della "sua" Gioiese, oggi gioca nel Cittanova e punta ancora più in alto: «Voglio giocare le mie carte»
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La stagione in corso del campionato di Eccellenza calabrese, si può dire che sia quella che sancisce il definitivo ritorno ai suoi livelli di Marco Condemi. Che l’estroso 10 fosse un calciatore di altre categorie lo si sapeva già, si attendeva soltanto che scattasse in lui la molla per raggiungere di nuovo le vette che in passato avevano sbalordito tutti gli addetti ai lavori e gli appassionati di questo sport. Cresciuto nel settore giovanile della Reggina, vi aveva esordito in Serie B e disputato alcune gare in C, dove aveva mostrato talento e dove ancora oggi lo ricordano con affetto. Tanti club anche di massima serie avevano messo gli occhi su di lui. Dopodiché, per un periodo gli era balenata perfino l’idea di mollare.
In seguito, con forza e determinazione, ha iniziato a giocare partendo da categorie minori, dispensando assist, gol e numeri di alta scuola, tra Eccellenza e Serie D, con le maglie di Gallico, Palmese, San Luca e Gioiese. L’anno scorso, il classe 95 di Gioia Tauro, vestendo i colori viola della propria città, insieme ai compagni, ha scritto pagine indelebili di storia calcistica del club, vincendo un inaspettato e forse ancora più gratificante Triplete. Quest’anno è approdato a Cittanova, ritrovando mister Nocera e lo staff della passata stagione. Un feeling particolare lo lega al tecnico e i risultati sono evidenti.
Condemi con i giallorossi, ad oggi, ha realizzato 15 gol e magie in abbondanza. La sua carriera è nuovamente sul trampolino di lancio e il futuro è ancora lì pronto ad essere conquistato.
Come ti stai trovando a Cittanova? Un resoconto sulla stagione in corso?
«A Cittanova mi trovo bene, sia con il gruppo di lavoro sia con la gente, che ringrazio per l’affetto che dà a me e alla squadra ogni domenica. La stagione purtroppo non è andata come volevamo, siamo partiti per vincere, ma non ci siamo riusciti, anche perché abbiamo trovato 2 contendenti molto forti come il Sambiase, che è pronto a vincere il campionato, e la Vigor Lamezia che nel girone di ritorno le ha quasi vinte tutte. Noi potevamo fare meglio in varie partite, abbiamo subito 5/6 pareggi dopo il 90’, dopo che magari potevamo chiudere la partita sul 2-0. Diciamo che abbiamo raccolto molto meno di quanto abbiamo dato in campo. Ma sono orgoglioso dei compagni di squadra. Detto questo, ancora non è finita, speriamo di poter disputare i play off e giocarci il tutto per tutto».
Hai realizzato tanti gol, frutto di...?
«I goal sono frutto sicuramente del lavoro di ogni componente della squadra, compreso lo staff, se sto bene e faccio goal e anche merito loro».
Che lavoro stai svolgendo su te stesso?
«Sto lavorando con passione e professionalità, sto facendo quello che ho fatto meno anni fa, cerco di allenarmi e stare bene mentalmente e fisicamente, che sono le cose fondamentali nel calcio».
Ancora sei giovane, ambizioni future?
«Giovane sì, ma ho 28 anni e il calcio giocato non dura per sempre, il tempo passa per tutti e io voglio sicuramente giocare le mie carte e tentare di ritornare e rimanere, soprattutto, nei professionisti. L’unica strada che conosco per farlo è quella del lavoro».
La Gioiese, la squadra della tua città e con cui nella passata stagione hai vinto tutto, è appena retrocessa, cosa ne pensi, stato d'animo, un messaggio per i tifosi?
«Sicuramente dispiace, dopo l’anno scorso non è facile, perché quello che abbiamo fatto è stato bellissimo. Da gioiese credo sia normale rimanerci male. Però, adesso è cambiato tutto e la nuova società ha dichiarato pubblicamente di voler fare bene. Per quanto riguarda i tifosi li saluto con affetto, sono loro il vero motore della Gioiese».
Lutto nel calcio calabrese | Gioia Tauro piange la scomparsa di don Mimmo Mercuri: maestro di vita e di sport
Da poco ci ha lasciati un mito come tuo nonno, don Mimmo Mercuri, quanto è stato importante per la tua crescita, che rapporto avevate?
«Mi manca molto mio nonno. È il mio “padre calcistico”, mi ha insegnato tutto, sia nel calcio ma soprattutto nella vita, per lui veniva prima l’educazione, il rispetto e poi il resto. Tutto quello che sono adesso, come uomo e come giocatore, lo devo a lui. In primis ho avuto il miglior nonno che si potesse avere, oltre che il miglior allenatore ed educatore del mondo. lo ringrazierò e lo porterò sempre nel mio cuore e nella mia mente».