Uno dei primi testi di Eduardo De Filippo in cui l’autore si applica a variare il tema della normalità e della follia portata in scena dalla Compagnia di Teatro del grande drammaturgo napoletano
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Al Teatro Auditorium dell’Unical, il 3 e il 4 dicembre ore 20:30, andrà in scena “Ditegli sempre di sì” con Gianfelice Imparato, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo per una regia di Roberto Andò e una produzione Elledieffe, la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo e la Fondazione Teatro della Toscana. Le prevendite sono disponibili sul sito www.inprimafila.net.
“Ditegli sempre di sì”
Un uomo torna a casa dopo un anno in manicomio: riuscirà a reintegrarsi? Carolina Rosi e Gianfelice Imparato sono protagonisti di questa bizzarra commedia di De Filippo, che esplora il confine tra normalità e pazzia.
“Ditegli sempre di sì” è uno dei primi testi di Eduardo, scritto nel 1927 e rappresentato per la prima volta l’anno successivo da Scarpetta. Una commedia esilarante e caustica, un congegno bizzarro in cui l’autore si applica a variare il tema della normalità e della follia. Un uomo, Michele Murri (Gianfelice Imparato), torna a casa dopo un anno in manicomio, accolto dalla sorella Teresa (Carolina Rosi). La fiducia di uno psichiatra ottimista gli ha permesso di ritornare alla vita normale: Michele è un pazzo tranquillo, ragionevole e gentile, ma la sua follia è assolutamente reale, si manifesta nella mania di perfezione e si nasconde nelle pieghe di un mondo che non corrisponde agli schemi secondo i quali è stato rieducato in manicomio. Quale sarà la realtà vera? Tra equivoci, fraintendimenti, menzogne, illusioni, lo spettatore si ritrova in un’atmosfera surreale e quasi pirandelliana. La compagnia di Luca De Filippo, oggi diretta da Carolina Rosi, mantiene viva l’eredità del grande drammaturgo napoletano: dopo Marco Tullio Giordana e Mario Martone, si affida a Roberto Andò, regista abituato a muoversi tra cinema e teatro, alla sua prima esperienza eduardiana. Il tema della pazzia ha sempre offerto spunti comici o farseschi, ma di solito è giocato al rovescio, con un sano che si finge pazzo. Invece qui il protagonista è realmente pazzo. In un clima sospeso tra la surrealtà di Achille Campanile e un Luigi Pirandello finalmente privato della sua filosofia, irresistibilmente proiettato nel pastiche.