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C'è un filo rosso che in questi giorni lega Pizzo, Napoli e Lille, in Francia. È il filo lungo il quale si dipanano le celebrazioni per il bicentenario della morte di Gioacchino Murat, generale napoleonico e re della città partenopea, che proprio a Pizzo, nell'ottobre del 1815, fu imprigionato e ucciso. La sua figura storica e l'influenza delle sue idee nell'Europa del XIX secolo, sono al centro degli eventi promossi dal Comune di Pizzo e dell'Associazione Murat Onlus, che si terranno nella città napitina da oggi fino a martedì 13 ottobre.
Il programma delle manifestazioni è stato presentato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa nella sede dell'Amministrazione, alla quale hanno preso parte il sindaco Gianluca Callipo, l'assessore alla Cultura Cristina Mazzei e il presidente di Murat Onlus Giuseppe Pagnotta. Palpabile l'orgoglio dei soggetti coinvolti per essere riusciti ad allestire un cartellone di grandissimo spessore, che richiamerà a Pizzo studiosi e storici da tutto il mondo, nonché una decina di discendenti di Murat, per lo più residenti in Francia. Fulcro delle iniziative sarà, infatti, il convegno internazionale di studi murattiani, che per due giorni, il 12 e il 13 ottobre, sarà ospitato nell'antica Tonnara della Marina. Promosso in collaborazione, tra gli altri, con il Consolato di Francia, il Comune di Napoli, la Deputazione di storia patria, l'Università della Calabria e l'Università Federico II di Napoli, il seminario focalizzerà l'attenzione sull'epilogo della vita di Murat, visto dalla prospettiva individuale e collettiva che coinvolge il Regno di Napoli e l’Europa. In particolare, verrà analizzato il protagonismo calabrese nel contesto di quegli eventi storici: la vicinanza con la Sicilia, presidiata allora dagli Inglesi, la presenza di persistenti forme di brigantaggio, ma anche la politica dei sovrani napoleonici, influirono nel riempire il territorio calabrese di militari, spie, viaggiatori, funzionari, redattori statistici e scienziati.
Su questo canovaccio si confronteranno grandi studiosi, tra cui Renata De Lorenzo, docente di storia contemporanea dell'Università Federico II e presidente della Società napoletana di storia patria, Luigi Mascigli Migliorini, docente dell'Università Orientale e tra i massimi esperti del periodo napoleonico, Marta Petrusewicz, docente di storia moderna dell'Unical, l'antropologo Vito Teti, lo storico Lombardi Satriani, il professore statunitense John Davis, studioso dell'Ottocento italiano, e lo storico dell'età moderna Maurice Aymard. L'altro appuntamento di maggiore rilievo previsto nel calendario delle celebrazioni, in programma domani, sabato 10, e domenica 11, è la suggestiva rievocazione storica in costume dello sbarco, della cattura, del processo e, infine, della fucilazione di Murat. Circa 150 figuranti con indosso le uniformi e gli abiti dell'epoca, invaderanno le strade del centro storico per mettere in scena gli avvenimenti che si consumarono nella città napitina esattamente due secoli fa. Centrale sarà il ruolo scenografico del Castello Murat, dove il sovrano venne imprigionato, e che oggi accoglie ogni anno migliaia di turisti che giungono a Pizzo proprio
per visitarlo. Per l'occasione, la cooperativa Kairos, che gestisce i servizi di accoglienza e informazione turistica dell'antico maniero aragonese, ha ulteriormente migliorato la fruizione dei sito museale, pronto così ad accogliere al meglio l'evento.
Nel corso dell'incontro con i giornalisti, il presidente Pagnotta ha rimarcato con parole lusinghiere l'impegno del Comune, sottolineando in particolare il lavoro svolto dall'assessore Mazzei, che da mesi coordina i preparativi per le celebrazioni. Un riconoscimento, quello del responsabile dell'associazione Murat Onlus, che risalta ulteriormente alla luce delle parole dello stesso Pagnotta, che ha sottolineato l'insensibilità verso queste tematiche storiche dimostrata invece da tutti gli altri enti e istituzioni calabresi contattati nei mesi scorsi per partecipare all'organizzazione delle celebrazioni per il bicentenario murattiano.
Grande soddisfazione, infine, è stata espressa dal sindaco Callipo, che ha rivendicato con orgoglio il lavoro svolto dal Comune per valorizzare questa risorsa culturale, «nella consapevolezza - ha detto - che la città può continuare a crescere e migliorare soltanto se sa riconosce e tutelare i propri tesori».