Ed il terzo giorno risuscitò. Il festival vestito a morto il giorno prima ha ripreso vita ieri, onore a “coso” che ci ha liberato dal male (i compitini) e ha lasciato finalmente fare ai teatranti quello che sanno fare: recitare. Le radfem avranno urlato alla quota rosa cannibalizzata da un maschio bianco ma sulla scalinata, a parte la Zanicchi, tutti hanno visto Drusilla non Gianluca Gori, il genio che ha partorito questa sciura che dismessi i panni di Tootsie ci ha regalato Victor Victoria, travestendosi da uomo, e mettendo in atto l’equivoco, antichissimo stratagemma della commedia, o se vogliamo la fluidità. Non di genere, del talento.

Su un uomo che occupa uno spazio predestinato alle donne si potrebbero aprire mille discussioni, se non fosse che quello spazio è talmente stretto che ce ne doliamo sempre. Detto questo c’era una signora sul palco dell’Ariston perché il teatro (fortunatamente) non è ingabbiato a generi biologici ma le creature di fantasia - le eroine della letteratura, le maschere - non hanno sesso come gli angeli e libere volano nell’immaginario collettivo smarcandosi da chi le crea o interpreta. Che resta quel famoso passo indietro che ieri finalmente è toccato ad Amadeus che nulla ha potuto per opprimere la sua compagna di turno troppo istrionica per competere col suo canovaccio, nonostante, per non smentirsi, ne abbia piazzato il monologo (che manco serviva) quando gli Anania già dormivano.

È la tv di stato, bellezza! Non si può pretendere la normalità da un carrozzone che quando già stai morendo ti sgancia la marchetta di RaiFiction per darti il colpo di grazia. 
La buona notizia è che siamo tolte il pensiero del pistolotto per cui possiamo andare oltre.

Dopo essersi pezziati su Zalone gli italiani tornano finalmente a discutere di cose serie: ma Cremonini è bono o siamo talmente abbrutite dalla clausura che se non ci buttano al più presto in una balera poco manca e battiamo i pezzi a Truppi?

I segni della disperazione c’erano tutti ieri sui social quando un coro di zitelle, e non solo, si è infoiato per il cantautore bolognese. Manco fosse stato Ricky Martin! Ecco, Covid permettendo, se l’anno prossimo riaprono le gabbie, pretendiamo almeno lui: super ospiti veri, sbarcati all’Ariston con passaporto. Perché l’unica confusione di genere è piazzarci un cantante arrivato in Frecciarossa quale guest internazionale. Quello sì che è un pacco, Iva.