VIDEO | “C'era una (s)volta: corruzione, criminalità e informazione” il tema della IV edizione dell'iniziativa Catanzaro legal economy
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«Ai ragazzi non bisogna dire “combattiamo insieme la mafia”. A loro bisogna chiedere: amate la libertà o volete invece essere sudditi, dover dire sempre signor sì e sopravvivere, con il rischio di andare in galera o essere uccisi?» Amare la libertà e conoscere il valore della felicità. È questo per il giornalista napoletano Sandro Ruotolo, che da sempre si occupa di inchieste sulla mafia, il modo per sconfiggere la corruzione.
Lo spiega a Catanzaro, nell'auditorium Casainuovo, agli studenti dell’Istituto Tecnico Economico Grimaldi Pacioli, diretto da Maria Levato, che per il IV anno consecutivo ha organizzato la rassegna Catanzaro Legal Economy. Un evento che nelle edizioni precedenti ha registrato la partecipazione di figure di spicco come i procuratori Nicola Gratteri, Giovanni Bombardieri, del sacerdote anti 'ndrangheta don Giacomo Panizza.
"Corruzione, criminalità e informazione" è il titolo dell’incontro ed è anche il filo conduttore dell’analisi che il noto giornalista, già inviato di Michele Santoro e attualmente nella squadra di fanpage.it, fa sui fenomeni mafiosi richiamando la responsabilità dei giornalisti. In Italia sono 22 quelli tutelati da sistemi di protezione dello Stato, ha ricordato Ruotolo, sotto scorta dal 2015 a causa delle minacce subite dal clan dei casalesi.
«I giovani devono sapere che per la libertà sono morti milioni di persone – ha aggiunto Ruotolo -. La libertà è un bene a rischio che va tutelato anche coltivando la memoria e la conoscenza. Sappiamo che la battaglia contro la corruzione e contro la mafia la devono materialmente fare poliziotti, carabinieri, magistrati, ma noi, società civile, dobbiamo isolare l’elemento della corruzione e della cultura mafiosa. Insieme si combatte meglio la battaglia contro la corruzione, contro le mafie. Dobbiamo fare rete».