Hanno 23, 24 e 25 anni, ma Satoshy, al secolo Antonio Russo, e La Banda Balloon, composta da Simone Nollino e Pasquale Oliva, in fatto di musica hanno già le idee chiarissime. Il loro album di esordo, intitolato "L'ignoto", è una raccolta di 18 brani inediti, tutti diversi da loro ma uniti da un unico filo conduttore, uno stile unico e inconfondibile con cui i tre artisti calabresi, cresciuti tra Praia a Mare e Tortora, sono riusciti incredibilmente a fondere il rap e le sonorità irregolari con hip-hop, funk, jazz e musica elettronica.

 

"L'ignoto" è un piccolo capolavoro musicale che ha tratto ispirazione dell'esperienza personale dei suoi autori e che man mano trascina in un turbinio di emozioni attraverso la denuncia sociale e la libera espressione, nuda e diretta. I tre giovani artisti, pur puntando a un pubblico vasto su scala nazionale, non dimenticano le proprie origini e condividono con i fan un pizzico della loro calabresità. La scultura usata per la foto di copertina dell'album è stata realizzata appositamente dallo scultore tortorese Benedetto Ferraro, mentre tra coloro che hanno prestato collaborazione al progetto c'è la cantante Francesca Calabrò, originaria di Scalea.

Chi sono Satoshy e la banda Balloon

Antonio Russo,rapper e produttore musicale, ha trascorso 3 anni della sua vita in Inghilterra dove ha collaborato con artisti provenienti da tutte le parti del mondo, curando la post produzione di vari album e mixtape di altri musicisti e lavorando come tecnico del suono.

Simone Nollino è un musicista, compositore e arrangiatore, diplomato in chitarra jazz, in passato ha collaborato in diverse contesti musicali come Derive e Meeting del Mare.

Anche Pasquale Oliva è un musicista, compositore e arrangiatore. Attualmente studia al conservatorio Nicola Sala di Benevento ed è iscritto al corso di Basso Elettrico.

L'intervista

Quando è nato il gruppo e come si è formato?

«Ci avvicinammo anni fa grazie al mixtape (di Satoshy, ndr) “Back to 90’s” e continuammo a collaborare nonostante la distanza anche nel progetto “Mosaics” rilasciato a Londra nel 2018. Nell’ultimo periodo la nostra visione a riguardo era diventata così omogenea da far nascere in noi la necessità di collaborare a qualcosa come gruppo, e da lì sono nati i Satoshy & La Banda Balloon».

Quando è nata l’idea di un disco e perché?

«Il disco è nato da solo, senza quasi che ce ne accorgessimo, dopo aver abbozzato a distanza alcune idee che nel tempo hanno avuto modo di prendere forma. È nato per l’esigenza di esprimerci, avevamo bisogno di dare una forma concreta alle nostre idee ed emozioni».

Di cosa parla?

«È un disco vario che affronta diverse tematiche, composto da tante tracce, per alcuni aspetti molto diverse tra loro, ma unite da concetti come la rinascita della propria consapevolezza e la natura umana legata agli elementi».

I brani da cosa traggono ispirazione?

«La maggior parte delle canzoni è il risultato di un viaggio di ricerca interiore, a tratti spirituale. Siamo riusciti a stimolarci a vicenda in questo processo compositivo, la musica ha ispirato i testi e viceversa».

Qual è il vostro prossimo progetto?

«Lavoriamo sempre a qualcosa, però per ora preferiamo concentrarci su quest’album».

Qual è il massaggio che ognuno di voi vuole mandare ai propri fan?

«“Cambia canale qua abbiamo robe nuove, cambia canale siamo ancora qui a suonare”».