Una saga familiare raccontata con pathos, ironia e struggenti dialoghi passando per un'unica, penetrante, figura scenica: l'attore teatrale Tindaro Granata. E' stato lui il protagonista di 'Antropolaroid', un vero e proprio caso di 'cunto', ossia, di racconto che attraversa quattro generazioni, portato in scena al Teatro Umberto di Lamezia Terme all'interno della rassegna teatrale Ricrii, giunta alla sua tredicesima edizione.

Una saga familiare narrata in poco più di un'ora di spettacolo e piena di elementi storici e antropologici che, oltre a mantenere fissa e tesa l'attenzione dello spettatore, racconta in maniera sapiente e misurata sapori e dissapori del Sud Italia. Dalla miseria, alla condizione della donna, passando per i legami familiari intrecciati da amore e superstizione, toccando anche personaggi come il boss Tano Badalamenti. A traghettare il pubblico in sala il dialetto siciliano nella musicalità e nei mille registri di Tindaro Granata, abile a trasformarsi in donna, nonna, uomo, bambino.

 

 

Spiazza 'Antropolaroid'. Spiazza per come un'unica e sola persona su un palco buio e vuoto possa tenere banco e non lasciare un attimo di stanchezza o lentezza. Spiazza per la sua buia bellezza, per la sua cupa grazia che ha portato al siciliano Granata diversi riconoscimenti, tra cui il "Premio della Critica" dell'Associazione Nazionale Critici Teatrali,il Premio Fersen come "attore creativo" e quello dedicato a Mariangela Melato come attore emergente.


Tiziana Bagnato