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E’ un tandem azzeccato quello composto da Gianfelice Imparato e Nicola Di Pinto, protagonisti al Teatro Auditorium Unical di Questi Fantasmi! uno dei testi più conosciuti ed apprezzati di Eduardo De Filippo. Imparato interpreta in maniera convincente Pasquale Lojacono, lo squattrinato protagonista della vicenda. Gli piace spendere e spera di trasformare in una lucrosa pensione il grande appartamento locato gratuitamente in cambio di un singolare accordo con il proprietario: dovrà sfatare le dicerie sull’esistenza di fantasmi nella casa.
La suggestione delle presenze sinistre nella casa
Nicola Di Pinto invece è il portiere del palazzo. La suggestione delle oscure presenze gli consente di rubare indisturbato all’interno dell’appartamento. Quando Pasquale si imbatte nell’amante della moglie, Alfredo, interpretato da Massimo De Matteo, si convince che sia il fantasma ed accetta senza porsi troppe domande, i continui regali ed il denaro con cui lo stesso Alfredo provvede ai bisogni della coppia. Completano il cast Paola Fulciniti, Federica Altamura, Andrea Cioffi, Viola Forestiero, Giovanni Allocca, Gianni Cannavacciuolo, Carmen Annibale. La regia di Marco Tullio Giordana rimane fedele al testo originale, mentre gli attori della Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, guidati da Carolina Rosi, strappano al pubblico applausi convinti.
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La lezione di Eduardo De Filippo
«Eduardo – spiega nelle note di regia, Marco Tullio Giordana - è uno dei nostri grandi monumenti del Novecento. Grandezza che non è sbiadita col tempo. L’attualità di Questi fantasmi! è per me addirittura sconcertante. Il tipo incarnato da Pasquale Lojacono con la sua inconcludenza, l’arte di arrangiarsi, la disinvoltura morale, l’opportunismo, i sogni ingenui e le meschinità, non è molto diverso dai connazionali d’oggi. La grandezza di Eduardo sta nel non ergersi a giudice, nel non sentirsi migliore di lui, di loro. Non condanna né assolve, semplicemente rappresenta quel mondo senza sconti e senza stizza. Il suo sguardo non teme la compassione, rifiuta la rigidità del moralista».