VIDEO | La rassegna, diretta da Antonietta Santacroce, ha avuto come filo conduttore l'alma brasileira. Sul palco dell'ultima serata uno tra i più grandi pianisti jazz a livello mondiale
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Istrionico, versatile e con un talento immenso. Tutte caratteristiche di quel “diavoletto” che risponde al nome di Stefano Bollani, indiscusso protagonista del panorama jazz nostrano invidiatoci da tutto il mondo, che ancora una volta è riuscito a sorprendere il suo pubblico con una proposta inedita tutta dedicata al Brasile. E’ successo al Teatro Politeama di Catanzaro nell’ambito del Festival d’Autunno, ideato e diretto da Antonietta Santacroce, giunto all’ultimo “capitolo” della XVI edizione.
Un finale dal clima spensierato esaltato dal concerto di Bollani, un artista che ha nelle corde la gioia di vivere la musica con leggerezza. Que bom è il Brasile secondo Bollani, un caleidoscopio di suoni e di emozioni, un gradevole mix di melodie intessute al pianoforte e intrecciatesi con la presenza delle percussioni di Thiago Serrinha e della batteria di Jurim Moreira, pulsanti grazie al contrabbasso di Jorge Helder. Una presenza dominante e al tempo stesso contorno del pianismo percussivo, efficace e mai ridondante di quell’artista che è Bollani. Mai troppo compiaciuto della sua arte e di quella tecnica fine che sa di possedere.
Concentrato al punto da sembrare estraneo a tutto il resto, ma anche propenso a scherzare sui titoli dei sui suoi stessi brani, ha saputo “navigare” nell’oceano della musica brasiliana lasciando poco spazio alla bossa nova e concedendosi lunghe improvvisazioni ora frenetiche ora rilassate. Accolto da un fascio di luce e sedutosi al pianoforte Bollani ha iniziato il concerto con una esecuzione fuori dagli schemi di uno dei classici della Musica Popular Brasileira. A banda di Chico Buarque de Hollanda, conosciuta anche in Italia nella versione di Mina, è stato il punto di partenza ideale per tutto ciò che è seguito. Bollani senza mai trascurare la sua matrice jazz si è fatto coinvolgere dai patterns percussivi brasiliani assecondandoli e guidandoli. Ha mostrato la sua voglia di ritmo suonando in alcuni momenti il pianoforte percuotendone i tasti o pizzicandone le corde.
Rispettoso della musicalità del Brasile ha saputo spingersi oltre in quello che può essere considerato un viaggio sollecitato dalla saudade dei ritmi prepotenti di quella musica. Uomini e polli, Ho perduto il mio pappagallo, Galapagos, Haba rossa, I barboni di Siviglia, Criatura dorada, per citare alcuni dei brani eseguiti, hanno vissuto una vita nuova grazie alle improvvisazioni e, al tempo stesso, hanno messo in evidenza quanto il “ritorno” di Bollani nel suo Brasile sia stata una scelta di cuore, diventata una festa quando, introdotta dalle note di Aquarela do Brazil, ha preso corpo Tico Tico, momento in cui Bollani ha scherzato con il pubblico. Con il concerto di Stefano Bollani è calato il sipario sull’Alma Brasileira della XVI edizione del Festival d’Autunno suggellato nel migliore dei modi dalle ovazioni del pubblico entusiasta e molto competente giunto da tutte le provincie calabresi, che ha gremito il Teatro Politeama in ogni ordine di posto.