È anche calabrese la storia dell’autorevole quotidiano palermitano L’Ora che ha raccontato il Novecento dalla Sicilia, sfidando Cosa Nostra e stampando la parola “mafia” per primo e più volte di quante fosse pronunciata.

Primo direttore, il bagnarese Vincenzo Morello

Fondato dalla ricca famiglia Florio, originaria di Bagnara Calabria e poi affermatasi a Palermo tra l’Ottocento e il Novecento nel settore dell’Industria, il giornale pioniere del fotogiornalismo di Letizia Battaglia e delle inchieste sulle connivenze tra mafia e politica di Cosimo Cristina, Mauro De Mauro e Alberto Spampinato, che per aver scritto la verità furono uccisi, inizia la sua attività all’inizio del secolo scorso con la direzione del calabrese Vincenzo Morello, noto con lo pseudonimo di ispirazione letteraria Rastignac. Anche lui originario di Bagnara, fu il primo dei tanti che guidarono il quotidiano, fino a qualche settimana a prima della strage di Capaci del maggio del 1992. Tra i direttori anche il calabrese e indimenticato Vittorio Nisticò, originario di Cardinale in provincia di Catanzaro, e pure colui che più a lungo ricoprì questo ruolo, guidando la redazione per quasi vent’anni, dal 1954 al 1975, e formando tre generazioni di giornalisti.

La lunga e indimenticata direzione del catanzarese Vittorio Nisticò

Con lui la prima grande inchiesta fu sul capomafia di Corleone, Luciano Liggio. In quel frangente certamente il quotidiano rafforzò la sua identità, il suo servizio votato alla denuncia e all’impegno civile, alle parole e alla verità per sfidare l'omertà, la mafia e la fitta rete di connivenze e coperture soprattutto nelle istituzioni.

Quel frangente è stato al centro della miniserie televisiva trasmessa su canale 5 e intitolata “L’Ora: inchiostro contro piombo”, in cui Vittorio Nisticò è Antonio Nicastro interpretato da Claudio Santamaria, al fianco di un cast prevalentemente siciliano ma anche calabrese con il catanzarese Francesco Colella e la Reggina Daniele Marra, rispettivamente nei ruoli dei giornalisti Giulio Rampulla ed Enza Cusumano.

L’Ora: inchiostro contro piombo

Un affresco a tinte noir diretto dal siciliano Piero Messina è ispirato al libro di Giuseppe Sottile Nostra Signora della Necessità (edito da Einaudi), in cui la redazione non è solo il luogo in cui il fumo si mescola alla ricerca di verità e in cui ad essere notizia sono i fatti, il luogo al quale si torna con la vita e con la morte da raccontare dopo averle guardate dentro e averla fermate su pellicola e su taccuino; la redazione è anche il posto in cui si sceglie di restare non temendo il cambiamento, in cui si cresce umanamente e professionalmente e in cui si coltivano la ribellione al malaffare e la resistenza della parola contro la prevaricazione incontrastata di una mafia sanguinaria, pervasiva, distruttiva e ancora nascosta.

Una ribellione affidata a strilloni e giornalisti. Una resistenza praticata rischiando la propria vita immersi nei fatti, a suon di battute sulla macchina da scrivere e di ore dentro la camera oscura, con sacrificio e dedizione.

Un’esperienza che unisce e che frantuma vite e sogni quando si scontra con la durezza e l’indifferenza di un’epoca che vorrebbe negare la speranza come nega i fatti e la verità. Fatti che invece accadono e che si ha il dovere di raccontare e di cui i protagonisti, giornalisti impegnati a sfidare una fitta coltre di omertà e anche persone con tutto il loro complesso e tormentato vissuto personale e familiare, diventano testimoni preziosi e coraggiosi.

Una storia di impegno civile importante in cui la ricerca della verità è irriducibile, imprescindibile e irrinunciabile linfa di un giornalismo autentico che, seppur faticosamente e spesso anche dolorosamente, è capace di essere servizio per la comunità e di cambiare il corso della Storia.