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“Abbiate cura dei vostri desideri”. E' con questo messaggio, al quale si è unito un più tradizionale “buone feste” che Vinicio Capossela si è congedato dal pubblico del Teatro Politeama di Catanzaro. Un pubblico che ha avuto il privilegio di assistere a uno spettacolo sospeso tra fiaba e realtà in cui l'artista ha cucito, con il suo racconto, i vari passaggi di questo viaggio attraverso “la strettoia” di fine anno “ in cui passano tutti i fantasmi, gli spettri e le ombre generate dal fuoco del racconto. Le ombre ataviche delle ritualità dell’inverno si confondono con quelle personali. E’ la stagione delle fiabe, ma anche quella delle grandi solitudini, del gelo e dei fiammiferi”. Capossela ha spiegato così l'idea di questo nuovo concerto che si è aperto con alcuni dei brani più poetici della sua ultima fatica discografica, “Canzoni della cupa”. In successione ha offerto perle di un delicato lirismo: “Il pumminale”, “La notte di San Giovanni”, “L'angelo della luce”.
Musica e ombre al Politeama di Catanzaro
Lo spettatore è del tutto rapito dal gioco di ombre che invade il palcoscenico e che in modo suggestivo accompagna il dipanarsi della scaletta. Come quando intona “S.S. dei naufragati”, pura poesia scritta nel 2006 per sottolineare la tragedia, ancora di grande attualità, dei naufragi dei migranti. E' un artista a tutto tondo Capossela: canta, recita e cambia costume più volte durante lo spettacolo. Per esempio diventa un tentacolare “Polpo d'amor” in una delle canzoni di maggior successo dell'album “Marinai, profeti e balene” datato 2011. E il tema del mare resta protagonista in “Pryntyl”, il brano ispirato al romanzo "Scandalo negli abissi" di Céline.
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Anche chi non conosce la sua produzione è come inglobato nel mondo magico di Capossela grazie alla sua capacità di far viaggiare con la fantasia. Il pubblico si emoziona con “Dall'altra parte della sera”, “Orfani ora”, “Il paradiso dei calzini”, “Con una rosa”. Davvero suggestivo il dialogo con l'ombra in “Maraja” mentre il palcoscenico si arricchisce di una miriade di lampadine che “scacciano” il buio e portano area di festa grazie alla pizzica di “Pettarossa”.
Krampus e San Nicola chiudono lo spettacolo
Verso il finale fanno il loro ingresso i krampus, diavoli travestiti, uomini-caproni inquieti che nel periodo del Natale girano per la strade alla ricerca dei bambini cattivi. Nella tradizione accompagnano Sinterklass, figura folkloristica derivata da San Nicola di Bari: è il momento di uno scatenato “Ballo di san Vito” mentre sul palco appare proprio “Santo Nicola”, “il primo portatore di doni che ha lasciato il posto a Babbo Natale”. Strappa applausi e sorrisi Capossela che dimostra di aver studiato il territorio che lo ospita: cita il “morzello”, piatto tipico catanzarese così come qualche proverbio locale. C'è il tempo anche di far salire sul palco una fan alla quale regala un primo bis, “Ovunque proteggi”, mentre la chiusura è un omaggio a una Calabria tutta da scoprire con “Camminante”. Quando il teatro si illumina fino al loggione, gli spettatori sono tutti in piedi per tributargli un'eccezionale ovazione. A lui e a tutta la sua band. E ad Anusc Castiglioni, capace di restituire con le sue ombre il senso più intimo e più profondo dei testi di Capossela.
Il commento dei promotori
“Uno spettacolo unico, immaginifico, onirico, originalissimo”, lo ha definito il direttore del Festival d'Autunno Antonietta Santacroce che, nella sua presentazione della serata, ha voluto ringraziare stampa, pubblico, istituzioni e sponsor per il sostegno garantito anche in questa edizione della rassegna. E dopo aver ricordato i grandi artisti e gli eventi che hanno caratterizzato il cartellone cominciato nel mese di luglio, non senza un pizzico di emozione ha dedicato la rassegna “a don Giovanni Colosimo, un grande uomo di cultura, un mecenate, sempre vicino a questo Festival sin dalla sua nascita. Ma, soprattutto, un caro amico che non è più con noi e che ha lasciato un profondo senso di vuoto in tutti coloro che lo hanno conosciuto”.