Una storia che merita di essere raccontata, quella del batterista cosentino Stanislao Barbieri. Da piccolissimo guarda incantato il padre che si diletta a suonare la batteria e il drumming si impadronisce subito di lui. E' amore a prima vista. Dopo gli studi classici al Telesio capisce che la strada da seguire è quella della musica. Nel 2014 partecipa ai corsi della Berklee Summer School di Umbria Jazz a Perugia, diretta dal contrabbassista Giovanni Tommaso, dove segue le clinics di batteria, mentre al Conservatorio Giacomantonio di Cosenza ha per insegnante Fabrizio Sferra, celebre drummer dei Doctor tre di cui fanno parte anche Danilo Rea ed Enzo Pietropaoli.

L'ingresso all'ambita università senese

Nel 2016 la svolta, quando Stanislao Barbieri supera l'esame d'ammissione all'Accademia nazionale del jazz di Siena, vera e propria Università del jazz. Dopo aver fatto parte di diverse formazioni ora rompe gli indugi e decide di mettersi in proprio, dando vita ad un trio a suo nome (Stanislao Barbieri trio) e sceglie come suoi compagni di viaggio altri due allievi, come lui, dell'Accademia del Jazz di Siena con i quali divide ore e ore di lezione e di sacrifici propri di chi studia musica lontano dalla propria città di appartenenza. Nel percorso che li ha portati a Siena, il batterista Stanislao Barbieri, il sassofonista Federico Califano e il bassista Francesco Tino, hanno messo tutta la cocciutaggine della gente del Sud (Califano è di Benevento e Tino è di Chiaravalle, in provincia di Catanzaro), consapevoli che studiare all'Accademia nazionale del jazz non sarebbe stata una passeggiata.

Il battesimo nel cuore della movida cosentina

Lì hanno incontrato autentici maestri, nomi importanti e qualificati del panorama jazzistico nazionale ed internazionale, con i quali quotidianamente si confrontano cercando di carpire i segreti per suonare bene i loro rispettivi strumenti. Nomi che appartengono al gotha del jazz: Ettore Fioravanti per Stanislao Barbieri, Achille Succi e Dan Kinzelman per Federico Califano e Daniele Mencarelli per Francesco Tino. Gente che predica rigore e applicazione e i risultati dagli allievi non si sono fatti attendere. Per la loro prima uscita pubblica i tre giovanissimi musicisti hanno scelto Cosenza, la città di Stanislao Barbieri, ed un club sito nel cuore della movida cosentina, a pochi metri da Piazza Santa Teresa, che ha tenuto a battesimo questo primo concerto della nuova formazione. Il trio si è misurato con un repertorio prevalentemente di standard che hanno fatto la storia del jazz e che sono stati interpretati più volte da grandi musicisti. L'elenco è lungo: l'apertura è Stolen Moments, un pezzo che già la dice lunga sulle potenzialità della giovane formazione. L'interplay funziona da subito e dà i frutti sperati già dal secondo brano, You don't know what love is, celeberrima nella esecuzione di Chet Baker, cui il trio conferisce la giusta delicatezza di tocco, tra colpi di spazzola della batteria di Barbieri, le variazioni al sax contralto del beneventano Califano e le incursioni in punta di piedi al basso dell'altro calabrese Francesco Tino.

Trio destinato alle grandi platee

Il seguito inanella altre piccole perle: My foolish heart e In a sentimental mood scaldano i cuori della platea che applaude all'indirizzo delle tre giovani promesse del jazz italiano. E gli apprezzamenti si moltiplicano quando, dopo un breve intervallo, viene chiamata sul palco, per una graditissima jam session, la cantante Simona Calipari che aveva fino a quel momento seguito il concerto dalla platea. Con il suo scat da consumata interprete sale in cattedra e si lascia guidare dai suoi occasionali compagni di viaggio. Apre con Body and soul, autentico cavallo di battaglia delle sue esibizioni e chiude con una applauditissima cover di Autumn Leaves che il sax di Califano chiosa alla maniera della versione di Cannonball Adderley. Salutata Simona Calipari, lo Stanislao Barbieri trio scocca le ultime frecce al suo arco, mettendo il sigillo al concerto con Serenade to a Cuckoo di Roland Kirk che rimanda a Gassman Blues di Piero Umiliani, ribadendo l'affiatamento tra i musicisti. Il pubblico vorrebbe che si continuasse all'infinito, ma la mezzanotte è passata da un pezzo. Si esce dal locale soddisfatti e con una certezza: di questo trio sentiremo ancora parlare.