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"La “buona scuola” che avrebbe rivoluzionato il sistema scolastico - a detta del Governo - fa pesare sulle tasche delle famiglie quelli che sono diritti fondamentali: mensa, trasporti, buoni libro, perfino la carta igienica … Io speriamo che me la cavo! – 50 lire a strappo. Tutto a carico del popolo, insomma, in un Paese che è tornato indietro nel tempo dal punto di vista dei diritti di cittadinanza.
Chi resta indietro, naturalmente, paga pegno. I giovani così tanto decantati ed osannati per la loro importanza dovranno imparare come si sta al mondo, i diritti si acquisiscono per reddito o per ceto sociale. Chi non ce la fa - poiché Papà e Mamma sono degli sfigati che hanno perso il lavoro, oppure sono in cassa integrazione, sono malati o guadagnano poco – non avrà diritto ad un pasto (troppo lusso, e poi com’erano belli i panini con la frittata delle mamme di una volta) o al trasporto pubblico (la strada è la migliore scuola, e la pratica frega la grammatica).
Le amministrazioni comunali spesso così virtuose nel gestire le finanze in occasioni di feste, balli e programmi estivi un tanto al kg, quando si tratta delle mense scolastiche fanno la dieta. Naturalmente, ci sono comuni in cui questo non avviene e gli studenti usufruiscono dei loro diritti.
In altri i diritti si debbono comprare e quindi non sono diritti: si è perso il senso del giusto (right, in Europa significa tra l’altro giusto o diritto).
Le categorie dei lavoratori pubblici organizzate nel sindacato manifesteranno sabato 28 novembre a Roma, contro le scelte del Governo che smantellano i servizi pubblici come la scuola e gli Enti locali, negando ai diritti fondamentali di cittadinanza.
Ma ai Comuni, ai loro amministratori, ai consiglieri comunali di ogni comune del nostro territorio la CGIL chiederà conto delle scelte sui diritti degli studenti sulla loro tenuta e la fruizione reale di essi".