La Calabria Film Commission dell’amministrazione Occhiuto taglia i ponti col passato (un manières de agir che è il sigillo papale di ogni cambio al vertice). La rivoluzione finirà per trasformare la Fondazione, così pare, in una costola della costruenda Agenzia turistica territoriale sotto il vessillo del fiore viola scelto come marchio.

Ma ancora le idee non sono state trasformate in azioni. Ancora. Nessuna delega è transitata ufficialmente. Nei fatti tutto, in questo momento, è rimasto com’era. Quello che si dice in giro è che il presidente Roberto Occhiuto avesse qualche dubbio ad accentrare l’intero mondo dell’audiovisivo e del marketing nelle mani di una sola persona. Dubbi che potrebbero (e dovrebbero) essere sciolti presto.

Giuseppe Citrigno, lei è stato presidente della CFC a lungo, che ne pensa di questa ventilata mutazione genetica?

«In realtà non è chiarissimo cosa diventerà la Fondazione. Il progetto di trasformare la Film Commission in un’Agenzia potrebbe non essere un male perché così, finalmente, diventerebbe parte integrante del corpo della Regione. Però resta un dubbio».

Insomma c’è un “ma” alla fine della frase. Quale?

«La cosa potrebbe funzionare a patto che all’interno resti un’anima culturale forte, che non si badi solo alla promozione turistica e che venga nominato un gruppo di lavoro altamente professionale».

Quindi lei dice: che si cambi ma a certe condizioni.

«Il percorso di successi iniziato con “A Ciambra” e proseguito fino a “Una Femmina” è sotto gli occhi di tutti. Adesso c’è il vuoto assoluto, il buio totale».

Insomma il rischio è che il cinema finisca in mano ai burocrati o a esperti di settori che con il cinema non hanno nulla a che fare, è così?

«Questo dipenderà molto da quello che il presidente Occhiuto ha in mente. Io gli sto mettendo sul piatto i risultati che abbiamo conseguito come squadra fino al 2020».

Insomma si sta autocandidando.

«La mia disponibilità l’ho già data in passata e la do adesso. Penso di poter mettere a disposizione la mia esperienza maturata tra commissione cinema e Calabria Film Commission, fermo restando che ora i soldi ci sono saremmo in grado di portare a casa 30 o 40 film all’anno».

Questa stasi ha paralizzato anche i bandi.

«Durante la mia presidenza facevamo anche fino a tre bandi all’anno per metterci al passo con il ministero».

E adesso?

«E adesso bisogna aspettare e vedere. Noi come Confindustria, Confartigianato e Cna ci siamo uniti e abbiamo scritto due lettere: una ai tre candidati alla presidenza, prima delle elezioni, e l’ultima, dieci giorni fa, al governatore Occhiuto chiedendo un incontro per parlare di tutto il settore dell’audiovisivo: dalle produzioni alla formazione che è rimasta al palo».

Cosa ha risposto il presidente Occhiuto?

«Ancora nulla. Aspettiamo cenni per capire che progetti ha in mente. Speravamo e speriamo in un incontro anche veloce con lui e che ci dia un segnale di fiducia. C’eravamo ritagliati una fetta importante nel campo al livello nazionale, dopo tanti anni di stop. In questo preciso momento le altre regioni stanno continuando un certo percorso, aprendo i set alle produzioni, mentre noi siamo fermi e questa non è una cosa positiva».

La Fondazione al momento funziona con i motori al minimo dei giri.

«Ci sono soltanto il direttore amministrativo e due impiegati, più che pagare i sospesi non possono fare».

Insomma ci vuole un Presidente.

«Ma andrebbe benissimo anche una task force specializzata fatta da gente che ha dimostrato sul campo di saper fare il cinema. Questa strada sarà fondamentale se verrà realizzato un minidipartimento all’interno della regione. In Puglia è così».

Quindi, secondo lei, si sta tentando di ricalcare il modello Apulia?

«Potrebbe».

Dipende dalla politica, insomma.

«Se c’è la volontà la Calabria Film Commission potrebbe ripartire alla grande anche domani».