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Esce oggi nelle sale di sei regione (Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Sicilia, Toscana, Veneto) l’opera prima del calabrese Fernando Muraca“ La Terra dei Santi”. Il film, tratto dal libro di Monica Zappelli 'Il cielo a metà', co-sceneggiatrice insieme a Muraca, racconta la 'ndrangheta vista dal punto di vista femminile. Obbiettivo di Muraca è scardinare l'omertà delle donne verso quel sistema patriarcale che sta alla base della più influente organizzazione criminale del mondo e lo fa attraverso la protagonista. Protagonista di questa lotta è Vittoria (Valeria Solarino) un magistrato che viene dal nord e si ritrova a Lamezia Terme. Vittoria incontra Assunta (Daniela Marra), la vedova di un soldato di 'ndrangheta che non è mai uscita dalla sua terra e gli unici legami che riconosce sono quelli della famiglia. Ad Assunta hanno ucciso il marito e si trova costretta, sempre per le regole arcaiche della malavita, a sposare il cognato Nando (Francesco Colella). Vittoria capisce che per vincere la sua battaglia l'unica possibilità è quella di togliere la patria potestà a tutte le madri che mandano a morire i propri figli. Il magistrato scopre di poter applicare un’ordinanza per togliere l’affidamento dei figli alle mamme mafiose e grazie a questa legge inizia a cambiare qualcosa.
“Sono di Lamezia Terme - ha detto il regista nei giorni scorsi a Roma - . E so bene che per le donne di mafia c'è una grande possibilità che i loro figli moriranno giovani o finiranno in galera. Così abbiamo pensato insieme a Monica Zappelli che la risposta potesse arrivare proprio dalle donne". "Per non parlare di 'ndrangheta nella solita dimensione di cronaca, abbiamo pensato al cinema e al suo linguaggio universale - ha detto invece Monica Zappelli -. Le madri, da questo punto di vista, hanno un orizzonte unico riguardo ai figli, ma c'è stato un provvedimento della procura di Reggio Calabria che ha creato un precedente interessante, togliendo appunto l'affidamento alle madri mafiose, che ha cambiato un po' le carte in tavola. Dalle donne così potrebbe arrivare una rivoluzione, perché quando è a rischio il destino anche dell'ultimo figlio maschio, nasce la voglia di salvare, proteggere".
"La cosa più difficile è stata quella di entrare dentro la testa di questo magistrato - ha sottolineato la Solarino -. Mi piaceva poi che nel film si parlasse di donne di mafia e di scardinare il sistema dall'interno".
Il regista Fernando Muraca spiega infine il titolo del film che fa riferimento al fatto che per "per i greci-ortodossi la Calabria era una terra piena di monasteri e di santi" ma è anche una protesta perché "questo film non è stato voluto dalla Calabria, non ci hanno affatto aiutato. Così lo abbiamo girato in Puglia e grazie alla sua Film Commission che invece l'ha davvero sostenuto".