Nei giorni scorsi è stata inviata una lettera al ministro della Salute Schillaci e all'Aifa per chiedere di valutare l'attivazione di una negoziazione accelerata per l'inserimento del Nirvesimab in Fascia A rendendolo quindi accessibile ovunque
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Le dosi del farmaco per le infezioni da virus respiratorio sinciziale, l'anticorpo monoclonale Nirsevimab-Beyfortus, potrebbero non bastare per tutti con la possibilità di uno «scenario di grave sperequazione sul territorio nazionale, che richiede un immediato intervento, con regioni che hanno disponibilità del farmaco per una campagna universale e regioni che non riescono a proteggere neanche i pazienti fragili». È l'allarme che le Regioni lanciano in una lettera inviata nei giorni scorsi al ministro della Salute, Orazio Schillaci, e all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) firmata da Raffaele Donini, assessore emiliano-romagnolo, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
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Il virus respiratorio sinciziale (Vrs) può portare nei neonati a casi gravi di bronchiolite. Considerando che la fase epidemica è imminente - ipotizzata tra ottobre e marzo - Donini sottolinea che tutte le Regioni hanno «necessità» di «disporre quanto prima delle dosi necessarie dell'anticorpo monoclonale» utilizzato per la prevenzione delle infezioni in età pediatrica, per «limitare le complicanze e i ricoveri ospedalieri». Dunque si chiede al Sistema sanitario nazionale di agire rapidamente per rendere operativa l'offerta del farmaco già questo mese.
Donini segnala anche che «ad oggi, molte delle gare regionali effettuate per l'acquisto del Nirvesimab sono andate deserte perché la ditta dichiara l'indisponibilità del farmaco per la copertura universale» e questo va a determinare «uno scenario di grave sperequazione sul territorio nazionale».
Davanti a queste «urgenze» le Regioni chiedono di «valutare l'attivazione di una negoziazione accelerata da parte dell'Aifa per l'inserimento del farmaco in Fascia A (a carico del Ssn e senza oneri per il cittadino, ndr) rendendolo quindi accessibile a tutte le Regioni». E se questo non fosse possibile, chiedono di prevedere la possibilità di attribuire la «rimborsabilità ai farmaci di fascia C acquistati dagli enti del Ssn per esigenze di salute pubblica».