In un’epoca in cui domina la post-verità, cioè opinioni un tanto al chilo che prescindono dalla realtà dei fatti, la diatriba sull’obbligatorietà delle vaccinazioni tra i 0 e i 16 anni è forse l’esempio più lampante di quanto possa essere rischiosa questa deriva politica e culturale.

 

Dichiarare il falso è reato

Per assecondare le pulsioni no nax di una parte del proprio elettorato, una recente circolare del ministro pentastellato Giulia Grillo (Sanità) ha introdotto la possibilità di autocertificare l’avvenuta vaccinazione dei figli richiesta per l’iscrizione a scuola. Il provvedimento, dunque, non supera l’obbligatorietà della copertura vaccinale, ma manda alle famiglie un messaggio “italianissimo” in un Paese che ha sempre abusato dell’autocertificazione, considerata molto spesso una facile scappatoia. Ovviamente non è così, perché certificare il falso è un reato che il codice penale, all’articolo 483, punisce con la reclusione fino a due anni.
D’altronde, lo stesso Dpr 445 del 2000, nel disciplinare l’istituto dell’autocertificazione prevede, all’articolo 76 che “chiunque rilascia dichiarazioni mendaci, forma atti falsi o ne fa uso nei casi previsti dal presente testo unico è punito ai sensi del codice penale e delle leggi speciali in materia”. Insomma, non proprio una passeggiata di salute.

 

Motivi politici dietro la decisione

E allora per quale motivo il governo a trazione giallo-verde ha deciso di intervenire nella materia con una circolare che sostanzialmente non cambia di una virgola gli obblighi in vigore? Ufficialmente la risposta l’ha data Massimo Baroni, capogruppo del M5S della commissione Affari sociali alla Camera, il quale ha prima rimarcato che «il provvedimento non incide sull'obbligatorietà del vaccino», per poi aggiungere che la circolare «semplifica la burocrazia che grava sulle famiglie per iscrivere i propri figli a scuola».

 

Il decreto Lorenzin già prevedeva l'autocertificazione

Un’ipocrisia evidente, sia perché la procedura non era affatto complicata (bastava consegnare a scuola la fotocopia del certificato dell'Asl con l'elenco dei vaccini effettuati), ma soprattutto in considerazione del fatto che già il decreto Lorenzin (Dl 73/2017) prevedeva che la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni potesse essere sostituita dall’autocertificazione, ma solo fino al termine del 10 luglio di ogni anno, data entro la quale bisognava produrre i certificati dell’Asl.

 

A venir meno, dunque, parrebbe essere solo questo termine temporale. Il condizionale è d’obbligo, perché ai giuristi è saltata subito all’occhio l’incongruenza di una circolare ministeriale che ha l’ambizione di modificare una norma di legge, cosa che nel nostro ordinamento non è possibile.

 

La circolare non può contraddire la legge

In altre parole, la circolare del ministro Grillo sarebbe carta straccia di fronte alla normativa in vigore e teoricamente esporrebbe le famiglie italiane alla non osservanza del termine del 10 luglio entro cui fornire alla scuola la documentazione comprovante le avvenute vaccinazioni. Se questa doveva essere la “semplificazione” auspicata, sembra che si sia fatto l’ennesimo buco nell’acqua, complicando ancora di più le cose e aprendo la strada a nuovi contenziosi.

 

Ragioni politiche contro verità scientifica 

La verità è che la circolare Grillo ha un peso specifico che è prevalentemente politico, volendo assecondare le opinioni di quanti, contraddicendo secoli di storia medica e miliardi di esseri umani salvati dalle vaccinazioni, vorrebbero negare l’assoluta certezza e sicurezza di quello che è uno dei maggiori progressi scientifici dell’Umanità. Il provvedimento ministeriale, dunque, è solo un pezzetto del puzzle che una volta completato potrebbe riscrivere la disciplina dell’obbligo vaccinale in Italia.
Già questa settimana, infatti, potrebbe essere presentato dai cinquestelle un disegno di legge per modificare l’impianto attuale e ridurre a quattro (antidifterite, antitetanica, antipoliomelite e antiepatite B) anziché dieci i vaccini obbligatori, lasciando gli altri soltanto come “fortemente raccomandati”, alla stregua di quanto avveniva in passato.

 

Ma l’aspetto più dirompente della nuova normativa è il venir meno dell’obbligo vaccinale per iscrivere i figli a scuola. Una scelta che al di là delle considerazioni scientifiche, istillerebbe nuovamente nell’opinione pubblica la falsa convinzione che dei vaccini si possa fare anche a meno. Una bugia che resiste alimentata da bufale social, come quella sull’autismo indotto dai farmaci vaccinali, ma che nella realtà può uccidere.

 

Il Times: "Italiani untori"

Ne è convinto il Times di Londra che ha puntato il dito contro Lega e M5s, accusati di essere responsabili dell’aumento dei casi di morbillo nel Regno Unito, che sarebbero stati causati da vacanzieri che contraggono la malattia in Italia facendo poi ritorno in Inghilterra.
«È veramente scoraggiante se pensiamo a quanto eravamo vicini alla completa scomparsa della malattia», ha commentato Helen Stokes-Lampard, presidente del Collegio reale dei medici. Secondo i dati diffusi da Public Health England (Phe), l’agenzia esecutiva del ministero della Salute britannico, l’anno scorso in Europa sono stati registrati 20mila casi di morbillo, con 48 morti a partire dal 2016. Sia in Italia che in Romania sono stati individuati oltre 5mila casi, dopo che le percentuali di vaccinazione sono scese rispettivamente all’83 per cento e al 76 per cento. Centinaia di casi sono stati registrati anche in Grecia e in Francia, dove le percentuali di vaccinazione sono rispettivamente dell’83 per cento e del 79 per cento, laddove in Gran Bretagna la percentuale è del 92 per cento, comunque al di sotto del 95 per cento ritenuto necessario per debellare la malattia.
Numeri, dati e percentuali che non sembrano turbare più di tanto chi è convinto che un post su Facebook scritto dall’ultimo degli invasati valga più di ogni evidenza scientifica, almeno fino a quando non sarà troppo tardi per rinsavire.


Enrico De Girolamo